Oggi mi sento così.
Come foglia che si lascia cadere dal ramo e, a poco da terra, spera nel vento.
Stanca e segnata, perché la mia insonnia è cambiata, ora mi fa addormentare, non come prima, poi però mi sveglia e si accoccola sulle mie gambe, come un gatto che fa le fusa. Accarezzo la mia insonnia mentre il cielo cambia colore e il giorno schiarisce.
Con l'autunno negli occhi e l'inverno sulla pelle, sperando arrivi quello vero, quello della stradina sterrata con le foglie marcite e i rami secchi che mi volevano ghermire.
Una pagina bianca tutta da inventare, ma è oggi; io: parole che cercano una pagina senza segni su cui dormire. Senza insonnia, senza gatto.
Così.
Romantica, nostalgica, bastarda e anche un po' puttana. Ché non esiste nostalgia che non batta per sfamare la pancia vuota del presente.
Di quando hai tutto e non sai cosa ti manchi, però sai che non c'è.
In bilico tra prendimi in braccio e mettimi subito giù.
Tra stringimi e lasciami andare.
Tra oggi e così.
Tra.
Oggi mi sento così.
E metti giù quel come, hai dimenticato quando da piccoli si diceva solo così, e un bambino vede così bene che dimentica il come.
Così.
Un gambero. Perche non tutti i giorni sono uguali e il tempo non corre sempre in avanti.
Il mio tempo è ribelle, per esempio, e spesso scappa via facendomi tornare sui miei passi, allora cammino controvento e con i capelli appiccicati alla faccia. Fatico, mentre l'aria mi spinge verso l'ignoto e tengo stretta la gola in un turbinio di foglie secche e parole senza pagine bianche né sporche.
Percorro i miei passi sperando di non incontrarmi, mentre gli occhi si bagnano come una donna pronta, mentre il vento punge e porta via.
Percorro i miei passi a fatica, parodia di una moviola. Incrocio un sovrano che cammina in senso di marcia contrario al mio. Fiducioso del futuro.
Percorro il mio ieri, con gli occhi chiusi e le narici allertate. Percorro il bosco e mi scappa la pipì ma non voglio farla perché ci sono due bambini con me e mamma insiste affinché vada dietro quel castagno, e i brividi mi percorrono le braccia, Marco mi chiede se ho freddo e dico di sì. Mentre stringo le gambe forte, mentre il calore del mese di luglio mi inumidisce la fronte e Marco si meraviglia.
Percorro ieri, come il calore lungo le gambe. Percorro e stringo gli occhi, le gambe e i pugni. Marco ride, Stefano anche e mamma è arrabbiata perché non sono andata a fare pipì dietro quel castagno. Come se fosse facile a sette anni fare pipì con due coetanei a pochi alberi da te.
Percorro ieri e mi stacco una foglia dalle labbra, ascolto parole di bambina e di ragazza. Pensieri astratti.
C'era un sovrano.
Oggi si sente così.
Falla là.
Percorro la mia vita, perché oggi è autunno e il vento mi sta inghiottendo, insieme alle foglie, insieme alle parole che avevo dimenticato e che mi riporta, come un cagnolino fedele che ha voglia di giocare.
Guarda l'onda.
Attenta a non bere.
Baciami.
Dietro quell'albero.
Dietro lo scoglio,
Il sovrano buono perdona.
Perdòno.
Quello giusto lo fa senza rivelare il peccato della serva.
Percorro il mio ieri e sono arrivata.
Così, con una foglia tra i capelli, il vento negli occhi e il vestito stropicciato.
Così.
Nel vortice.