domenica 27 luglio 2014

Lo stupore della farfalla

Lo stupore.
Quello spontaneo, quello che non ti aspettavi di riuscire a provare e quello che non fingi; perché se non ce l'hai e ti crede, non sei tu a essere brava, è lui l'imbecille.
Se non lo provi non lo conosci.

Lo stupore.
Il mio, quello che ho visto riflesso in occhi che non mi appartenevano.
Ero io, con le guance arrossate e il cuore in gola, il respiro appena accennato, come se tu avessi un coltello affilato in mano e io sentissi la sua lama tra pelle e tessuto. Delicatamente in trappola.
Respira piano o ti fai male.

Lo stupore.
Qualcosa che si avvicina molto alla sorpresa, alla meraviglia, ma non sono la stessa cosa. Qualcosa che si mescola e ti spiazza a tal punto da non riuscire a riprodurre la ricetta, neanche davanti allo specchio, perché non ti sei vista come ti ha visto lui. Per questo potrai fregare qualche idiota, ma non chi ha visto di cosa sei capace quando ti stupisci.
Non chi sa stupire.

Donne che implorano di essere stupite, uomini che si cimentano in capriole e tripli salti mortali senza rete, vittime dei manuali del perfetto imitatore alla ricerca del settimo punto dell'alfabeto, mentre lo stupore si cela nel punto di non ritorno. Ed è lì che ti ritrovi, senza sapere come ci sei arrivata, e non sei sola.
Non sai. Sei.
E cerchi ragione, ma non vuoi trovarla. Togli le mani dalla tasca e getta la borsa.

Lo stupore.
Quello che non per tutti è uguale, quello che non ti aspettavi, quello che ti ripeti "ma tu, dove sei stato prima?" lo pensi e non lo dici. Il tuo stupore ti tradisce, lo sapete entrambi, anche se lui fa finta di niente, elegantemente, del resto non aveva mai detto nulla e non aveva scritto in faccia "io ti stupirò", forse ti ha ingannata però non è male essere ingannati così e, a sorpresa, stupiti.
Se abbassi lo sguardo non se ne accorge.

Il resto del mondo promette stupore e sorprese, bocche piene e mani vuote. Mi volto verso chi non dice una parola, nessuna promessa. Chi ti parla di vita, mentre ascolta la tua e si nasconde in una sfida di sguardi e lì, ti senti invincibile. Avevi anche allungato le ciglia con il mascara giusto, per essere irresistibile, campionessa di sguardo accattivante.
Basta una parola per vacillare e un silenzio per crollare.

Lo stupore, questo compiaciuto.
Il vuoto allo stomaco, quando inizia la discesa sulle montagne russe, un'emozione che non puoi chiedere e non puoi confezionare, se manca il dosso.
E se me lo chiedi dimentico come si fa.

Lo stupore. Come quando ti ripeti che  era solo una giornata di pioggia. Stanca e sottile, ma insistente; mentre guardi le strade allagate e pensi che non c'era stato neppure un tuono di avvertimento.
Appena volti le spalle ci sei dentro.

Lo stupore. Delicato come ali di farfalla, fragile come un fiore di cristallo. Due parole. E la lama affonda, due parole e spalanchi gli occhi. Due parole e tutto diventa come il resto, due parole e tuona, piove forte e sai che le strade si allagheranno. Due parole…
… e ti sei macchiato le dita con la polverina delle ali di una farfalla che scandiva il tempo, perché aveva i voli contati. 














giovedì 17 luglio 2014

In viaggio

"Quanti modi di viaggiare conosci?"
Una domanda sussurrata così vicino da scoprire un viaggio nuovo.
"Due. Uno è illegale."
Mentre pensavo fortemente tre.
La pelle fresca e le labbra, bollenti, immobili sul mio palmo.
Un sorriso complice inghiottito da uno sguardo così serio da mescolarsi a quella notte senza stelle né luna.
Senza bagagli.

Esistono incontri che sono viaggi, più o meno lunghi. Persone che sono paesaggi, itinerari, soste o cambi di programma. Una notte, due, tre. Una vita. Quattro ore. E, se è valsa la pena, ricorderai quel viaggio.
Resti ferma, mentre scorri diapositive che non condividerai mai con nessuno. Ripercorri occhi, labbra e pelle. Odori e respiri. Ascolti parole senza senso e non ti riconosci, ma sei.
Passeggi sulle risposte, perché un viaggio non ha bisogno di domande quando hai le emozioni zingare, e non lo dici perché la gente non capisce, la gente programma tutto, anche le occhiate davanti allo specchio e, se per strada si fermasse il treno per il paradiso, lo lascerebbe andare perché non ha bagaglio pronto. Ché se non hai cinque paia di scarpe per tre giorni sei nuda e io, che ti vengo incontro scalza, sono in viaggio dal primo sguardo.
E non lo dici perché è tuo.

Stazioni di passaggio a tempo indeterminato.
(fino a noi)
Binari.
(fammi morire)
Seduta dal lato finestrino.
(scorri e non passi)
Sorrido e ne accendo una, mentre le stagioni scorrono.
Estate.
(ho sete)
Inverno.
(Accendimi)
E le mezze erano in viaggio a viverci, in vacanza dal buonsenso.
E guardo i sorrisi abbronzati e guardo il pallore di tutto questo viaggiare leggeri.
(hanno valigie pesanti incatenate al dito)
Un solo cambio, niente abito, un posto al riparo dal sole e basta. Un viaggio, una vacanza da ricordare.
"Quanti modi di viaggiare conosci?"
"Uno. E non sono ancora tornata."