Quello spontaneo, quello che non ti aspettavi di riuscire a provare e quello che non fingi; perché se non ce l'hai e ti crede, non sei tu a essere brava, è lui l'imbecille.
Se non lo provi non lo conosci.
Lo stupore.
Il mio, quello che ho visto riflesso in occhi che non mi appartenevano.
Ero io, con le guance arrossate e il cuore in gola, il respiro appena accennato, come se tu avessi un coltello affilato in mano e io sentissi la sua lama tra pelle e tessuto. Delicatamente in trappola.
Respira piano o ti fai male.
Lo stupore.
Qualcosa che si avvicina molto alla sorpresa, alla meraviglia, ma non sono la stessa cosa. Qualcosa che si mescola e ti spiazza a tal punto da non riuscire a riprodurre la ricetta, neanche davanti allo specchio, perché non ti sei vista come ti ha visto lui. Per questo potrai fregare qualche idiota, ma non chi ha visto di cosa sei capace quando ti stupisci.
Non chi sa stupire.
Donne che implorano di essere stupite, uomini che si cimentano in capriole e tripli salti mortali senza rete, vittime dei manuali del perfetto imitatore alla ricerca del settimo punto dell'alfabeto, mentre lo stupore si cela nel punto di non ritorno. Ed è lì che ti ritrovi, senza sapere come ci sei arrivata, e non sei sola.
Non sai. Sei.
E cerchi ragione, ma non vuoi trovarla. Togli le mani dalla tasca e getta la borsa.
Lo stupore.
Quello che non per tutti è uguale, quello che non ti aspettavi, quello che ti ripeti "ma tu, dove sei stato prima?" lo pensi e non lo dici. Il tuo stupore ti tradisce, lo sapete entrambi, anche se lui fa finta di niente, elegantemente, del resto non aveva mai detto nulla e non aveva scritto in faccia "io ti stupirò", forse ti ha ingannata però non è male essere ingannati così e, a sorpresa, stupiti.
Se abbassi lo sguardo non se ne accorge.
Il resto del mondo promette stupore e sorprese, bocche piene e mani vuote. Mi volto verso chi non dice una parola, nessuna promessa. Chi ti parla di vita, mentre ascolta la tua e si nasconde in una sfida di sguardi e lì, ti senti invincibile. Avevi anche allungato le ciglia con il mascara giusto, per essere irresistibile, campionessa di sguardo accattivante.
Basta una parola per vacillare e un silenzio per crollare.
Lo stupore, questo compiaciuto.
Il vuoto allo stomaco, quando inizia la discesa sulle montagne russe, un'emozione che non puoi chiedere e non puoi confezionare, se manca il dosso.
E se me lo chiedi dimentico come si fa.
Lo stupore. Come quando ti ripeti che era solo una giornata di pioggia. Stanca e sottile, ma insistente; mentre guardi le strade allagate e pensi che non c'era stato neppure un tuono di avvertimento.
Appena volti le spalle ci sei dentro.
Lo stupore. Delicato come ali di farfalla, fragile come un fiore di cristallo. Due parole. E la lama affonda, due parole e spalanchi gli occhi. Due parole e tutto diventa come il resto, due parole e tuona, piove forte e sai che le strade si allagheranno. Due parole…
… e ti sei macchiato le dita con la polverina delle ali di una farfalla che scandiva il tempo, perché aveva i voli contati.

Nessun commento:
Posta un commento