Di mare, di boschi e scampagnate.
Estate di salsedine e resina, di erba e sapore di carne bruciacchiata, di frutta fresca e torte salate. Di creme e lozioni, di risate e pelle calda.
Estate di sabbia nei capelli e tra le dita, di musica e tormentoni.
Estate.
Di ricordi e di presente.
Estate di lavoro e di stanchezza, di voglia di riposare, perché la scuola è finita da un pezzo, adesso tocca a me e le ferie sono lontane.
Estate di lucciole spiaccicate sul pavimento e di scie luminose che neanche sulla pista di atterraggio all'aeroporto.
Estate di bronci e noia, perché avresti preferito andare in spiaggia, invece ti sei trovata a guardare dall'alto in basso l'amico coetaneo, figlio degli amici dei tuoi genitori, gli stessi che ammiccavano e si davano le gomitate mentre scambiavi quattro chiacchiere di cortesia, quelli che ci chiamavano fidanzatini, mentre la vergogna prendeva fuoco sul viso e la rabbia prudeva nei pugni chiusi.
Estate.
Di ferragosto in mezzo agli adulti che pensavano a grigliare, preparare e ridere di cose stupide, e meno male che l'adolescente ero io. Estate.
Di silenzi e pensieri da galera. Estate di "ma cosa vuole questo da me?" e "speriamo che gli scoppi un testicolo e si torni a casa."
Estate da "cosa non darei per sdraiarmi sotto quel pino con un libro in mano"mentre gli adulti pensavano a tutto. Oggi, mai come allora.
Estate.
Di storie vissute a metà, di promesse e partenze.
Di volti abbronzati, di scogli rifugio e labbra dolenti.
Estati di "C'è mio padre, restiamo qui. Baciami ancora."
Mentre pensavi che fosse l'amore della tua vita; quando ancora, se andava bene, durava una stagione la vita. E l'amore con essa.
Estate.
Di lunghe passeggiate nel bosco e di rami così alti che pensavi fossero tetti.
Di odore di foglie e terra, di voglia di solitudine e di ascolto, perché al mare raccontavo, nel bosco ascoltavo, mentre decine di occhi mi spiavano. La natura sa osservare.
Estate di pensieri frivoli e problemi che duravano il tempo di una granita al sole.
Mentre il mare mi ascoltava e si arrendeva alla carezza tiepida di un tramonto stanco.
Estate di asfalto bollente e città deserta. Di caldo e noia. Estate di "Oddio non ho ancora toccato matematica", ma lo sapevo solo io.
Estate. Oggi.
Estate di.
Alla vigilia della festa, in silenzio. Con la musica che mi accarezza la pelle, troppo chiara per il periodo, con i pensieri seri e la ruga in mezzo alla fronte. E la granita non si scioglie.
La vigilia della festa dell'estate e "Oddio non ho toccato il ferro da stiro", sorrido e penso che domani dormirò finché ne avrò voglia, farò finta di dimenticare il Ferragosto e preparerò la palma a chi, puntualmente, me lo ricorderà. Sarei andata al mare, ma troppa gente per raccontare. Nel bosco beh, non si scherza con il bosco, e qui non ci ha presentati nessuno. La mia città è lontana e io non ho più visto quegli occhi che mi spiavano, né ascoltato le sue lezioni di vita.
Estate.
Oggi.
Di "non vedo l'ora che sia inverno per poter ricordare questa estate e tenerla dietro le spalle", mentre l'agrifoglio colora le sue bacche di rosso.
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