giovedì 15 gennaio 2015

Alba

Mi sono svegliata e l'ho trovato lì, sul davanzale della finestra a guardarmi. Occhi negli occhi.
Umido e ventoso.
E io che non respiravo, per non farlo volare via.
Adagiato sul calendario, ancora prima del caffè.
Raccoglitore di ogni parola risparmiata alla mia voce, pigra.
Penso e scrivo, scrivo e penso, non necessariamente entrambe le cose nello stesso momento.
E copre i rami spogliati,  tira la giacca del gatto randagio.
Pesce, in una rete fitta di pensieri e identikit rosicchiati dal livore.
Ombra nel bosco dei ricordi pennellati di marrone, terra bruciata e oro.
Di nonsense e di camicie di forza, di sorrisi celati e di chissenefrega, quando tu, il senso, lo conosci.
Di mani piene e tasche vuote, di gentilezza e di voglia di urlare a squarciagola, o di scrivere maiuscolo. Giovane.
Così acerbo e con tante premesse, che se sbaglio la vocale son guai.
Sbadiglio appena accennato, vagito di pioggia e di piedi freddi, di caffè e di silenzio così carico da aver paura di sparare, maledette vocali.
Colore infastidito da raggi che calcolano e non illuminano.
Silenzioso, come la stanza nella penombra, ma guardo fuori ed è lì.
Non più sul calendario.
È giorno, nuovo.

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