La sicurezza mostrata a sedici anni e la sfacciataggine di quel fumo di sigaretta soffiato con la rabbia di chi non ammetteva che il mondo degli adulti potesse scuotere la testa vedendoti truccata così, ma che ignorava la lunga catena che ti avrebbe legata al vizio.
Sedici anni ostentati e sudati così tanto da dichiararne diciotto, perché così le ragazze adulte non mi avrebbero più guardata come quella più piccola.
Poi il cambiamento, arrivano i diciotto, quelli veri, e resti sola. Tua sorella con le sue amiche hanno smesso di farti rincorrere la maturità, perché a soli ventun anni lei diventa mamma e tu sei una zia e ti senti grande per altri motivi, ti senti grande perché mentre le tue coetanee fumano e dicono le parolacce ad alta voce nella piazza delle panchine, tu cambi il pannolone a tua nipote e le fai le smorfie mentre la impomati e la guardi attraverso una nuvola di talco, e lei ti riconosce e si diverte un mondo con te. A diciotto anni giochi a fare la mamma e tua sorella non ha più tempo per farti sentire piccolina e rompiballe, siete diventate complici, anche se lei è andata ad abitare lontano.
In un paio di anni ti rimetti nel giro e trovi le persone sempre uguali, mentre tu sei cambiata, e ti trucchi il giusto, fumi una sigaretta, due o tre, ma non sfidi nessuno e gli adulti che passano ti guardano e sorridono, ricambi, e resti sempre un po' in disparte, ammirando le ragazze più grandi di te, ma solo quelle che hanno una certa eleganza, che non sapresti incanalare in qualcosa di banale come un abito o un make-up, ma che avverti. E passano altri due anni, ne hai ventidue, pensi alle tue nipoti, che sono diventate due, pensi all'uomo che si verificherà quello sbagliato per eccellenza, ma ancora non lo sai e arrossisci solo per lui, pensi che le tue coetanee siano stupide a mettersi in competizione con donne che hanno il doppio dei tuoi anni. Poi pensi che donne con il doppio dei tuoi anni siano pazze a mettersi in competizione con quelle della tua età. Tutto questo a vent'anni, venticinque, oggi. Forse per questo non sento quella competizione, la vedo e mi sposto, evitandola come fosse una buca sulla strada.
Ho un mio pensiero, in merito, la ragione sta nel mezzo e, a sentire una ventenne "non c'è storia se mi confronti con una cinquantenne" e se lo chiedi alla cinquantenne ti dirà la stessa cosa al contrario.
Ora, chi me l'ha fatta fare a incamminarmi in questo sentiero di spine? Potrei prendere il bivio e raccontarvi della volta in cui il fidanzato della mia amica mi ha toccato il sedere e io non l'ho detto alla mia amica, l'ho detto alla madre della mia amica, una suocera che, oltre a mirare al matrimonio della figlia con un altro, odiava anche i parenti del malcapitato, ma ok, devo percorrere la strada iniziata e non se ne fa niente, procedo.
Prendo le distanze da molte cose, prendo le distanze anche dalle persone, da donne, uomini, bambini, cani o gatti. Prendo la distanza non dal genere, ma dal singolo, se non mi piace. Prendo le distanze dagli atteggiamenti, una donna che dentro il tacco 12 ha le unghie sporche e caprine la percepisci, anche se beve champagne; una ragazzina che bacia il poster di Scamarcio e ti dice di riconoscere l'intenzione di un uomo dal suo sguardo, anche.
Quello che sappiamo, donne, uomini, ragazze, bambini, animali e vegetali, lo abbiamo imparato sul campo. I libri hanno magnificato l'immaginazione, ma puoi raccontare di quanto fosse fantastica la tua prima volta, arricchendola di particolari e cura, puoi raccontare di quanto lui fosse deciso e dolce, tenero, sicuro eccetera, puoi, ma non devi.
Perché la descrizione, orale o scritta, è solo fuffa, se non la filtra la tua pellaccia.
E poi, sono della scuola "chi me la fa fare a raccontare queste cose?" ma io sono quella strana del "ma chi siete e cosa volete da me".
Si scrive solidarietà femminile ma si legge competizione, raramente una donna ammetterà questo, tranne chi evita le altre per non essere tirata in ballo in giochi di false lusinghe e adulazioni da manuale.
La donna matura, come l'uomo, tendenzialmente, per la mia modesta opinione, dovrebbe evitare di sbandierare il suo sapere. Quella più giovane dovrebbe prendersi cura anche della forma di un contenuto, oltre che del proprio fondoschiena.
Generalizzo, perché in questo post non mi schiero da alcuna parte, sarò neutrale, e come riesco a essere neutrale io neanche la Svizzera ai tempi d'oro. Diciamo che sono schifata da entrambi gli atteggiamenti. Diciamo che trovo ridicole le ragazzine che sfilano sculettando davanti al maschio alfa cercando di ridicolizzare una donna che magari, come età, argomenti e gusto personale, è più vicina all'ignaro conteso, e trovo ridicola la 40, 50, 60enne che, in preda a un'infatuazione o interesse più o meno profondi, inizia a comportarsi come una ventenne, a partire dal modo di apparire a quello di parlare.
Le lotte nel fango, da che mondo e mondo, sono sempre state pane per i denti degli uomini affamati di carne.
La dinamica è presto detta, due donne litigano, l'uomo si schiera con quella, apparentemente , più avvenente delle due e, attenzione, avere vent'anni non vuole dire essere più belle o intelligenti. Come averne 35/40/50 non vuole dire avere esperienza e ragione su tutto. E no, neanche sotto le coperte, care signore (a meno che.).
Ma torniamo alla lotta nel fango, l'uomo decide di puntare tutto sulla ventenne, perché se è vero che le donne dopo una certa età soffrono di cose terribili come la sindrome premenopausa che, a quanto pare, le fa ridere e piangere o magari, cercare un proprio spazio nella società senza l'alone viola della pubblicità progresso di una volta, l'uomo, dopo una certa età deve tenere alta la bandiera. In tutti i sensi.
E bandiera se è difficile per lui!
L'uomo ha la maledizione di poter procreare all'ennesima potenza, la donna, arrivata a un certo punto, può anche riposarsi e gustarsi il percorso, che abbia già dato o meno e, se mediamente intelligente e circondata da persone intelligenti, direi che per una donna non dovrebbe essere un dramma, arrivare alla menopausa. È natura, lo sappiamo a tutte le età, dal primo ciclo, anche se sembra lontano quel giorno, una cosa è certa: se non moriamo giovani e fertili, tutte noi andremo in menopausa. Sìssignori, ah, come dite? Non lo sapevate? Prego? Pensate che quella ventenne con il sedere sodo come il marmo sia una macchina da sesso perché lecca il gelato guardandovi negli occhi e lo faccia perché ha riconosciuto in voi il maschio? Quella, nove su dieci, ha preso di mira la vostra donna e vuole fargliela pagare, oppure, sta facendo ingelosire un altro, oppure le interessate, ma arriverà uno più giovane e simpatico di voi e se la porterà via. O magari no.
Ebbene sì, signori miei, ebbene sì, signore care, succederà anche a tutte noi di andare in pensione e, con un po' di intelligenza e di amor proprio, lo faremo con stile. Perché è quello che non si dovrebbe mai riporre o dimenticare, a qualsiasi a età.
Una donna che rinnega questo, ha perso.
A cinquant'anni una donna non deve mettersi in competizione con una di 20/30 anni meno, non perché migliore o peggiore, ma perché è una lotta impari. È come chiedere a chi piacciono i primi se migliori le lasagne o i tortellini, ci saranno risposte di tutti i tipi, ma restano due pietanze diverse ed entrambe meravigliose da assaporare, con il giusto appetito.
Una donna di quarant'anni che compete con una di venticinque è una donna che non ce l'ha fatta. Una donna di venticinque che compete con una di quaranta è una donna che non ce la farà.
Un uomo che si schiera in una competizione del genere è un uomo che ha molta fame. E, si sa, in tempi di astinenza va bene tutto.
Sono un po' atipica come donna, non migliore di altre, quello no, però m'imbarazzo e mi dispiaccio quando vedo che, di fronte a una lotta tra due che fanno pipì sedute, nessuno si accorga del gruppo di omuncoli sbavanti e, in nome dell'appartenenza al sesso femminile, si debba tenere alto l'onore a colpi di "troia, cesso, vecchia, bambina" mentre gli omuncoli sperano nel turgore di un capezzolo sotto la maglietta e non vadano oltre la pelle lucida imbrattata dagli insulti, più che dalla melma.
Penso che un uomo sappia riconoscere una donna, e viceversa, senza bisogno di usare le maiuscole, io riconosco entrambi. Sono quelli che, di fronte a due o più persone che si strappano i capelli, si scambiano uno sguardo complice e si allontanano, senza parlare, con la fretta di guardare altrove, con la pelle pulita.
A qualsiasi età.
Solidarietà femminile, fino a quando un uomo non volge lo sguardo verso una più grande/giovane/simpatica/qualsiasicosa più di voi (e sì, scusate se qui prendo le distanze). Allora si inizia con l'adulazione.
E quando una donna fa un complimento a un'altra donna, se non ci sono secondi fini, è quanto di più leale possa esserci ma, se una donna teme che una più giovane/vecchia di lei possa scalzare il piedistallo, prima la adulerà fino a farla lacrimare di gioia, poi la seppellirà viva, sotto il cumulo di risate che si ergeranno intorno a lei.
Perché c'è una cosa che non si sa a vent'anni e si dimentica probabilmente 30/40/50/60:
Essere donne è la cosa più bella del mondo, e io lo so, da quando ero la Principessa di papà. Poi mi sono smarrita per un paio di anni, ho giocato a fare la zia e mi sono ritrovata. Forse un po' più seria di quanto avrei voluto, ma a testa alta. Con la riservatezza che mi contraddistingue, la stessa riservatezza che riconosco e apprezzo negli altri.
Le persone, uomini o donne, giovani o maturi, non hanno bisogno di quantificare e sbandierare le battaglie, per vincere la guerra. Posto che valga la pena combattere.
L'alternativa, Signore, potrebbe essere andare a bere una birra insieme o, se la fantascienza non fa per voi, mirare alto e altrove; lasciando chi urlava per incitare la lotta lì, deluso.
Con la bandiera a mezz'asta.
Perché la descrizione, orale o scritta, è solo fuffa, se non la filtra la tua pellaccia.
E poi, sono della scuola "chi me la fa fare a raccontare queste cose?" ma io sono quella strana del "ma chi siete e cosa volete da me".
Si scrive solidarietà femminile ma si legge competizione, raramente una donna ammetterà questo, tranne chi evita le altre per non essere tirata in ballo in giochi di false lusinghe e adulazioni da manuale.
La donna matura, come l'uomo, tendenzialmente, per la mia modesta opinione, dovrebbe evitare di sbandierare il suo sapere. Quella più giovane dovrebbe prendersi cura anche della forma di un contenuto, oltre che del proprio fondoschiena.
Generalizzo, perché in questo post non mi schiero da alcuna parte, sarò neutrale, e come riesco a essere neutrale io neanche la Svizzera ai tempi d'oro. Diciamo che sono schifata da entrambi gli atteggiamenti. Diciamo che trovo ridicole le ragazzine che sfilano sculettando davanti al maschio alfa cercando di ridicolizzare una donna che magari, come età, argomenti e gusto personale, è più vicina all'ignaro conteso, e trovo ridicola la 40, 50, 60enne che, in preda a un'infatuazione o interesse più o meno profondi, inizia a comportarsi come una ventenne, a partire dal modo di apparire a quello di parlare.
Le lotte nel fango, da che mondo e mondo, sono sempre state pane per i denti degli uomini affamati di carne.
La dinamica è presto detta, due donne litigano, l'uomo si schiera con quella, apparentemente , più avvenente delle due e, attenzione, avere vent'anni non vuole dire essere più belle o intelligenti. Come averne 35/40/50 non vuole dire avere esperienza e ragione su tutto. E no, neanche sotto le coperte, care signore (a meno che.).
Ma torniamo alla lotta nel fango, l'uomo decide di puntare tutto sulla ventenne, perché se è vero che le donne dopo una certa età soffrono di cose terribili come la sindrome premenopausa che, a quanto pare, le fa ridere e piangere o magari, cercare un proprio spazio nella società senza l'alone viola della pubblicità progresso di una volta, l'uomo, dopo una certa età deve tenere alta la bandiera. In tutti i sensi.
E bandiera se è difficile per lui!
L'uomo ha la maledizione di poter procreare all'ennesima potenza, la donna, arrivata a un certo punto, può anche riposarsi e gustarsi il percorso, che abbia già dato o meno e, se mediamente intelligente e circondata da persone intelligenti, direi che per una donna non dovrebbe essere un dramma, arrivare alla menopausa. È natura, lo sappiamo a tutte le età, dal primo ciclo, anche se sembra lontano quel giorno, una cosa è certa: se non moriamo giovani e fertili, tutte noi andremo in menopausa. Sìssignori, ah, come dite? Non lo sapevate? Prego? Pensate che quella ventenne con il sedere sodo come il marmo sia una macchina da sesso perché lecca il gelato guardandovi negli occhi e lo faccia perché ha riconosciuto in voi il maschio? Quella, nove su dieci, ha preso di mira la vostra donna e vuole fargliela pagare, oppure, sta facendo ingelosire un altro, oppure le interessate, ma arriverà uno più giovane e simpatico di voi e se la porterà via. O magari no.
Ebbene sì, signori miei, ebbene sì, signore care, succederà anche a tutte noi di andare in pensione e, con un po' di intelligenza e di amor proprio, lo faremo con stile. Perché è quello che non si dovrebbe mai riporre o dimenticare, a qualsiasi a età.
Una donna che rinnega questo, ha perso.
A cinquant'anni una donna non deve mettersi in competizione con una di 20/30 anni meno, non perché migliore o peggiore, ma perché è una lotta impari. È come chiedere a chi piacciono i primi se migliori le lasagne o i tortellini, ci saranno risposte di tutti i tipi, ma restano due pietanze diverse ed entrambe meravigliose da assaporare, con il giusto appetito.
Una donna di quarant'anni che compete con una di venticinque è una donna che non ce l'ha fatta. Una donna di venticinque che compete con una di quaranta è una donna che non ce la farà.
Un uomo che si schiera in una competizione del genere è un uomo che ha molta fame. E, si sa, in tempi di astinenza va bene tutto.
Sono un po' atipica come donna, non migliore di altre, quello no, però m'imbarazzo e mi dispiaccio quando vedo che, di fronte a una lotta tra due che fanno pipì sedute, nessuno si accorga del gruppo di omuncoli sbavanti e, in nome dell'appartenenza al sesso femminile, si debba tenere alto l'onore a colpi di "troia, cesso, vecchia, bambina" mentre gli omuncoli sperano nel turgore di un capezzolo sotto la maglietta e non vadano oltre la pelle lucida imbrattata dagli insulti, più che dalla melma.
Penso che un uomo sappia riconoscere una donna, e viceversa, senza bisogno di usare le maiuscole, io riconosco entrambi. Sono quelli che, di fronte a due o più persone che si strappano i capelli, si scambiano uno sguardo complice e si allontanano, senza parlare, con la fretta di guardare altrove, con la pelle pulita.
A qualsiasi età.
Solidarietà femminile, fino a quando un uomo non volge lo sguardo verso una più grande/giovane/simpatica/qualsiasicosa più di voi (e sì, scusate se qui prendo le distanze). Allora si inizia con l'adulazione.
E quando una donna fa un complimento a un'altra donna, se non ci sono secondi fini, è quanto di più leale possa esserci ma, se una donna teme che una più giovane/vecchia di lei possa scalzare il piedistallo, prima la adulerà fino a farla lacrimare di gioia, poi la seppellirà viva, sotto il cumulo di risate che si ergeranno intorno a lei.
Perché c'è una cosa che non si sa a vent'anni e si dimentica probabilmente 30/40/50/60:
Essere donne è la cosa più bella del mondo, e io lo so, da quando ero la Principessa di papà. Poi mi sono smarrita per un paio di anni, ho giocato a fare la zia e mi sono ritrovata. Forse un po' più seria di quanto avrei voluto, ma a testa alta. Con la riservatezza che mi contraddistingue, la stessa riservatezza che riconosco e apprezzo negli altri.
Le persone, uomini o donne, giovani o maturi, non hanno bisogno di quantificare e sbandierare le battaglie, per vincere la guerra. Posto che valga la pena combattere.
L'alternativa, Signore, potrebbe essere andare a bere una birra insieme o, se la fantascienza non fa per voi, mirare alto e altrove; lasciando chi urlava per incitare la lotta lì, deluso.
Con la bandiera a mezz'asta.
Anche questo ha meritato la mia attenzione. Il tuo racconto di donna che cresce e' l'esaltazione della femminilità.
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