mercoledì 6 novembre 2013

Piccole ore

Torno qui, dopo tanto, passo lo sguardo sulle pagine impolverate e penso che anche il luogo più nascosto e sicuro, quando abbandonato, diventi un po' più triste.
Questa notte sto contando le ore, piccole e incoerenti, dovrei dormire per far arrivare prima domani, dovrei spegnere tutto e andare a letto, tossire giusto una quarantina di minuti per sfiancarmi e poi voltare le spalle alla notte che non ha problemi. Lei chiacchiera, domanda, scruta e ascolta. Mai contenta la notte, le dai un pensiero e ti ruba la vita; l'accarezza, la morde e la divora. È generosa la notte, si lascia vivere, si lascia consumare, pretende di essere stretta, ti supplica di non alzare quella tapparella per restarti accanto ancora un po', allora chiudi gli occhi e ti lasci andare, anche se pensi al caffè e ti domandi se fuori ci sia il sole o piova, mentre trattieni la notte dentro te, ancora un po', e vorresti abbracciarla.
Dovrei dormire da un po' e vorrei fosse già domani, il giorno qualsiasi di una persona qualsiasi, ma noi sappiamo che non è così, noi sappiamo che domani è arrivato, e mi dici di non avere paura, io sorrido e dico una cosa scema, mentre dentro rivaluto le priorità, mentre controllo quanto tempo manchi ed è sempre troppo, ed è sempre troppo poco.
Ed è sempre ancora notte. Troppa.

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