martedì 1 ottobre 2013

Io ti vedo

Una delle cose più difficili da fare, per me, è non vedere.
Riesco a non guardare, basta chiudere gli occhi, ma vedere è tutt'altra cosa, e io vedo; anche creando il buio intorno a me.
Già, il fatto di vedere il buio color Blu non mi aiuta in questo percorso, "pensa a un foglio bianco" mi diceva qualcuno, e io in questo foglio disegnavo un sacco di cose.
La Chicca rossa, la mia prima bicicletta, lucida e piccola; le sue rotelle da una parte "guarda papà ho imparato", poi ricordo che il foglio deve essere bianco, allora strappo tutto e mi trovo davanti un'altra pagina immacolata, le linee del disegno sono sempre più nitide, la mia collezione di gomme. C'erano i sette nani, Baffina, la foca gialla, Marmy, la grassa marmotta turchese e tante altre. Io che passavo i giorni a contarle, erano trentadue, facendo l'appello a voce alta e rispondendo cercando di dar loro una voce diversa. Ogni volta che chiamavo Pisolo sbadigliavo.
"Bianco, ho detto bianco", a occhi chiusi non si vede. Chiudi gli occhi e guarda.
Ma io vedo, anche quello che non vorrei.
E cerco d'impegnarmi un po' di più, ad occhi chiusi, come quando mi baciavi, ad occhi chiusi, come quando le tue mani percorrevano la mia pelle. Ad occhi chiusi.
Come quando avevo paura di perdermi nei tuoi.
Guardare un albero, una macchina, un uomo o una donna; sì, siamo tutti bravi, ora chiudete gli occhi, la magia si compie, e non ci sono più.
Ma io li vedo ancora.
I miei occhi hanno una vita propria, sensibili alla bellezza, non quella da guardare; i miei occhi hanno sensi propri, riconoscono la bellezza che profuma di parole colorate, di mare e sabbia umida, dei primi fiocchi di neve e di pelle calda.
Con lo sguardo assaporo la bellezza, quella che sa di frutta fresca, pesche succose, o di pane appena sfornato, di un dolce al cucchiaio, cremoso e fresco.
Il sapore di tutti i peccati che si vorrebbero ripetere ancora e ancora.

Anche questa pagina era bianca, fino a poco tempo fa. Ho chiuso gli occhi per non guardare e ho visto.
Ho visto una giornata di vento che mi spettinava i capelli, che mi faceva stringere la giacca addosso perché non c'erano braccia pronte.
Ho visto il sorriso delle persone sincere, le stesse che comprendevano i miei silenzi, o comunque riuscivano a far finta di aver capito molto bene, senza chiedere alcuna spiegazione.
Ho visto mani grandi e pelle liscia "non vale se non consideri le unghie" e, anche se misuravamo palmo contro palmo considerando la lunghezza delle mie unghie, era sempre troppo piccola la mia mano per la tua.
La maledizione di chi non guarda e intanto non smette mai di vedere, ci provi una volta e non smetti più.
Guardati dentro.
E non voglio vedermi.
Ho provato a pensare a un unicorno chiuso nella gabbia di uno zoo, ma non l'ho mai visto, e, sul mio foglio bianco, tornano a danzare luci e ombre, è tutto confuso perché sono monocromatica, ma distinguo bene ogni cosa già vista, e quando mi dicevi di chiudere gli occhi lo facevo, ma, in realtà, li stavo spalancando dentro me e vedevo le tue mani tremare, anche se facevo finta di niente.
Chiudi gli occhi.
Come se bastasse il buio, come se servisse a qualcosa spegnere la luce, come se gli occhi non fossero muniti di ricordi.
Guardami.
E Non mi resta che chiudere tutto e spegnere la testa, per colorare questo foglio.
A fissare il soffitto bianco senza guardare niente
Guardami.
A contare le sillabe rimaste sospese in aria.
Guardami.
Ad accarezzare il tuo volto lasciando che le tue labbra sfiorino le mie dita.
Guardami.
A scrivere versi che rivedrò per tutta la mia vita, ancora e ancora.
Guardami.
Mentre tutto scivola verso il mare, mentre le immagini non smettono di sorridere e tormentare, mentre il soffitto mi parla di te, mentre chiudo gli occhi per non guardarti e ti vedo.








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