martedì 24 settembre 2013

d(')istanti

La cosa più difficile è sempre lasciare le tue braccia, anche se le porto con me fino all'attimo prima di cedere al sonno che mi strappa via, per la seconda volta, dal calore di quella stretta così familiare da sentirne l'odore anche adesso.
E ti ascolto, chiudendo gli occhi, appoggiando la testa sulla tua spalla, sorrido, trattengo il respiro e apro bocca per dire qualcosa, ma la richiudo. È bello ascoltarti, e quando mi dici le cose che non so, il cuore mi batte forte. Come quando ero lì a guardare i video di argomenti seri e mai sfiorati, come quando eri qui, inusuali per molte persone ma non per noi che guardavamo in silenzio, mentre mi sentivo tanto stretta a te che sembrava stessimo facendo l'amore, quello lento e silenzioso.
Sono tanti i modi di fare sesso, anche la condivisione di momenti che non vedono nessun genere di coinvolgimento, in apparenza, mentre in pratica io mi sentivo completamente tua, tanto da starti in una mano, la stessa che vedo spostarmi i capelli che continuano a cadere davanti al viso. Le tue mani avrebbero bisogno di un tomo a parte, come le tue labbra o lo sguardo, che all'inizio temevo, mentre adesso lo indosserei in ogni momento.
Aggiorno il cellulare, mi dico, per non pensare al sonno che è sparito, per non pensare a quello che mi passa per la testa, alle mie deduzioni, a quelle che non sempre ti piacciono, però alla fine lo sai che fanno parte di me e ogni tanto cerchi di arrivare prima tu, per non farmi partire in quarta alla velocità della luce, e sorrido quando lo fai.
È l'ultima notte d'estate questa, avrei voluto dirtelo, così, senza senso, come molte cose che mi girano in testa quando mi parli, e mentre la tua voce mi accarezza io vedo solo le tue labbra e le tue mani addosso, e penso sia proprio qui che dovrebbero stare, addosso a me, senza alcun dubbio.
Come quando guardo l'ora e so che si è fatto tardi, allora vorrei dirti di no, che non è ora di andare a dormire, perché il sonno toglie, ma poi mi domando "cosa?" e dico buonanotte, mentre aggiorno il cellulare, mentre ha finito e ancora non ho sonno, con la musica nelle orecchie e la testa sul tuo cuscino, sperando ti arrivi il profumo dei miei capelli, sperando non ti svegli e... no, non diciamo cazzate, sperando ti svegli e ti venga voglia di abbracciarmi così forte da togliermi il respiro.
Ti direi che non ho sonno.
Ti direi di stringermi un po' di più, come piace a me.
Come si fa.
Di più.
Con la musica nelle orecchie, ora posso dormire, così.







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