martedì 17 settembre 2013

Stelle sbagliate

01.49

È tornata la notte a salutarmi, come si fa con i vecchi amici, quelle cose tipo "ehi, passavo di qui, ci prendiamo un caffè e facciamo due chiacchiere?" E non puoi dire di no; nel momento in cui le apri la porta e la fai entrare, devi mettere in conto che il tempo volerà o si fermerà. Comanda lei.
La notte indossa tutti gli abiti che non metto più, anche quelli che non ricordavo di avere avuto. Ne mette uno per ogni cosa che dice, adesso ha la felpa con cappuccio blu elettrico, quella che mettevo senza pantaloni e che ti piaceva tanto, quella che ho faticato a buttare via, insieme al profumo che per anni siglava la mia pelle, quello che ti accompagnava a casa, e ti sembrava di portarmi via con te.

La notte sfoglia quel maledetto quaderno, lo stesso che ti lasciai sul tavolo quando decisi di andare via. Ho sempre scritto tutto, da quando avevo 12 anni e mi regalarono il primo diario, ecco, vorrei che la notte mi mostrasse quello. Il disegno degli occhi verdi di Diego, che poi si chiamava Giampaolo, ma questo l'ho scoperto dopo tanti anni, quando ero una donna e potevo permettermi di guardarlo in maniera sfacciata, e non nascosta dietro uno scoglio arrossendo se solo si girava verso la mia direzione, su quel diario scrivevo ogni cosa, dalla telefonata con Antonella nei minimi particolari, come se i segreti tra amiche potessero svanire se non li avessi scritti su carta, e poi c'era la volta in cui presi la mia prima insufficienza in matematica, ma siccome dovevo andare a una festa di compleanno non dissi niente a casa e firmò mia sorella. Ecco, vorrei che la notte sfogliasse quel diario, invece trova interessante quel maledetto e fottuto quaderno, che del diario aveva ben poco, ma c'ero io lì dentro, c'era la mia idea di felicità molto distorta e il tuo egoismo, solo che lo dipingevo come amore, e giustificavo tutto. La notte sfoglia i miei risvegli con i capelli arruffati e la pelle calda, con gli occhi lucidi di Ancora e braccia forti ma distratte. sfoglia le attese notturne le tue bugie, torna indietro e sfoglia quel primo bacio rubato, non dovevi e non dovevo,  e odoravo ancora della cucina di mia madre, ingredienti genuini, quelli delle persone oneste; eri incuriosito dal mio silenzio, dalla rapidità che avevo quando aprivo e barricavo un sorriso, eri incuriosito dalle parole celate dietro al mio sguardo, quelle che non dicevo, quelle che speravi fossero, ed erano. Mi sentivo importante, ma non potevamo, non dovevamo e, mentre scappavo dalle mie emozioni e mi nascondevo alle tue attenzioni, scrivevo di te, di noi, come facevo a 12 anni per Diego, a 14 per Luca e 16 Giulio e poco dopo per Bruno. Ricordi che mi regalano un tenero sorriso. Ma tu no.
Sono passati tanti anni e il tempo fa guarire, dicono, non penso più a te con dolore, sono proprio incazzata con te, con me e con la mia stupida remissività. Quella di allora, oggi sono diversa, sono cambiata e, per alcuni versi, la colpa è tua, il merito anche.
Guardo la notte far finta di arrossire, e la sfido a farmi la morale, quando lei per prima mi ha insegnato che la moralità non esiste.

02.18

Le dita della notte accarezzano le pagine della mia vita, appoggiano quel quaderno e mi sfidano a negare che tu sia stato il battito più accelerato, e non distolgo lo sguardo, fisso la notte con la stessa espressione che usavo per te. Non quella che ti piaceva tanto, quella era consumata ormai, quella di quando ti ho sbattuto sul tavolo le pagine della nostra storia, quelle che dopo tre giorni ti hanno fatto bruciare 120 km per venirmi a prendere, portando a casa la tua convinzione e le mani fredde. La stessa che hai incontrato ogni volta che mi dicevi "sono cambiato", con il broncio dell'uomo che non è abituato alla fermezza di un No. Eppure, stava succedendo a te, quello che non deve chiedere mai, l'uomo che "ma lo sai che non posso non rispondere e non fermarmi a fare due chiacchiere", mentre io credevo di conoscere l'uomo, invece, eri un copione di te stesso.

02.31

La notte abbassa lo sguardo su queste mie parole e guarda nel mio cuore, ma non entra, sa bene di essere stata bandita da queste parti, allora prova nei pensieri e trova tanti pezzi, ma è tardi per completare il puzzle, e la notte ha le ore contate. Vorrebbe giocare a scacchi, mentre io vorrei farla ubriacare, almeno una volta.
Fisso un'immagine e rabbrividisco. Non batte il cuore, non può battere per chi ti ha fatto sentire sbagliata, e odiare non sempre è sinonimo di amare. Oggi spero di sognare mani delicate e braccia forti, mi addormento con la paura di sognare te, e non sono mai sogni piacevoli al risveglio, anche se il sollievo della realtà mi riscalda; allora invoco il Blu e lo stringo a me, così ti terrà lontano dalla mia pelle schiarita e lavata dai tuoi baci sbagliati e carezze distratte.

02.41

Scusa Notte, ma si è fatto tardi e devo andare via. Ho un sogno che mi aspetta, lontano dalle luci, è un sogno in carne e ossa, dallo sguardo profondo e le braccia presenti, attente. Puoi riposare, se vuoi, ma fai piano quando vai, e porta via il quaderno. Sono pagine che non mi appartengono più, te le regalo, insieme al profumo e ai sorrisi di plastica. Anche se, in fondo, tu lo sai, mi hai solo voluto mettere alla prova, ma non era amore quello. Era una scintilla che ha scatenato un incendio, durato il tempo di un temporale. Resta un foglietto con un sigla e un breve pensiero, sciolti nell'acqua di una pozzanghera. E volto le spalle a una parentesi che sbiadisce sempre più i ricordi di plastica, ora lo so. Adesso vado a dormire, prendi quello che vuoi e non lasciare qui i miei errori, e neanche i segreti (02.53).




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