lunedì 12 agosto 2013

Segni

Non in punta di piedi, perché questo è il mio sogno. Scalzo come me, e sento il pavimento liscio e fresco sotto i piedi. Non svegliatemi.

Darsi a fior di labbra, perché non c'è tempo per dire, l'alba è alle porte e non voglio ci sorprenda a parlare. È una notte dalla voce di velluto e il tocco musicale, come quei motivi che senti uscire da una finestra buia, quelli che non puoi fare a meno di ascoltare in silenzio, mentre osservi il cielo e fumi l'ultima prima di andare a dormire. È una notte dalla pelle calda e mani decise che stringono, ché non c'è tempo per fare le cose con calma e questo sogno mi appartiene; lo stringo, lo graffio, lo vivo nel respiro e sotto pelle.
Mentre, intorno, la città scorre lenta e ignara; mentre il silenzio arrossisce e si volta dall'altra parte.
Rotto, come dal suono di un cristallo scagliato sul pavimento.
Rotto, come dall'arrivo del treno.
Rotto, dalle suppliche soffocate sulla tua spalla.
Mordo le dita per non svegliare il giorno, facciamo piano, ma piano non fa per noi che abbiamo le ore contate e la voglia suonata.

Stringimi, fino a sentire le pulsazioni del mio cuore in ogni centimetro di pelle. Stringimi, per trovarmi al risveglio, e, se non hai più forza, stringerò io.

Chiudo gli occhi sul tuo sguardo che studia ogni mia espressione, non posso riaprirli, non stanotte, ma, se me lo chiedi, lo farò; e ti perderai.

Che ore sono, no, non dirmelo e torna qui. Lascia che il giorno aspetti, e tu stringimi fino a lasciare il segno, ma non il sogno.




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