mercoledì 28 agosto 2013

Proiezioni scomode

Scrivo piano, per non svegliare la città.
In punta di dita scorrono i pensieri, e sorrido alla notte che si è acquattata accanto a me, ha voglia di raccontarmi una storia che conosco, perché la notte è ladra di vite se resti sveglio. Lei sorride e legge i tuoi pensieri, mentre ti accarezza il viso, e non puoi fare a meno di aprire per lasciarla entrare.

E mi vuoi raccontare di quando non riuscivo a staccarmi da quelle braccia, di quel bacio che doveva essere l'ultimo, e poi ancora e ancora.

La notte proietta le immagini della mia mente sullo schermo spento della tv, e non mi riconosco ma sono.
Chiudo gli occhi, perché fa male, perché vedere e sentire significa rivivere, ma non è la stessa cosa, non è il posto giusto, e manca qualcosa. Manca sempre qualcosa per concludere la scheda della serenità, un punto stella, due punti jolly e qualche margherita.

Non farmi vedere, lasciami guardare; non voglio sentire, ascoltami; devo andare, resta ancora un po'.

La notte che passeggia sulle domande e lentamente scivola, appoggia la testa sulle mie gambe e sente.
La notte che corre sulle risposte, e si asciuga le lacrime, bagnandomi la pelle.
La notte che fa la misteriosa all'arrivo dell'alba e sparisce.

E mi vuoi spiegare il nesso di tutto questo, come se ci fosse un solo senso, mentre ognuno rivendica la propria terra di confine, mentre la pelle vibra, mentre si stacca una foglia dall'albero, mentre il vento la solleva dolcemente per alleggerire la caduta, mentre sono preda delle tue mani e cado. Sprofondo.

La notte mi parla di te, e scorriamo silenziosi, con la pelle scritta e l'inchiostro fresco. La notte che non può dormire e non sa cosa siano i sogni. La notte che legge la mia mente e confonde le cose. La notte che racconta poesie e sogna con me, a buio acceso, vestita di Blu.

Spogliata dalla ragione, vestita di coraggio.

È più notte del solito. Rido per colorare la mancanza, per nascondermi in quell'abbraccio e far finta di dormire. Mentre il fuoco brucia e il ghiaccio ancora di più. Vorrei dormire, ma non sono più capace e non è facile,

E ti guardo dormire, mentre maledico la luce del sole. 

È una notte che vuole restare a farmi compagnia, in silenzio mi sorride, come il migliore degli amici che sa quando è ora di tacere.
È una notte da mordere il cuscino per non urlare. O da andare al bar.
Per me, la solita malinconia. Questa volta facciamo in tazza di vetro.


Nessun commento:

Posta un commento