Errori che profumano, invitanti esche che sanno di cacao amaro; alcuni di vaniglia.
Sbagliare senza saperlo, ma poi la parete diventa liscia e si precipita. Lasci le unghie per strada, tanto non ti servono sul pavimento. E mentre scivolo penso a quanto ancora sia lontana la terraferma, ché mentre mi arrampicavo non lo sapevo e sembrava una gita, con te accanto, non era errore, non ancora.
La parete liscia sembrava una passeggiata e la percorrevo su sorrisi di cartone e galanteria di plastica.
Con il naso all'insù ad annusare questo profumo buono, mentre i primi sassi entravano nelle scarpe, ma non ci badavo. Rallentavo la salita e proseguivo, annusando un po' di più. Maledetto raffreddore, non sentivo più tanto profumo, maledette vesciche ai piedi e cazzo di sassi che mi stavano piagando peggio dei santi e le loro stigmate.
Allora ho provato a tendere la mano, ma l'hai presa per camminare meglio, senza badare alla fatica che facevo io.
Maledetto raffreddore, ho dimenticato l'odore del cacao amaro e della vaniglia. Ho dimenticato di essere una Regina e di curare le mie unghie.
Guardo le mie piaghe mentre precipito e non c'è più parete, solo graffi e rumore fastidioso delle unghie fantasma, le buonanima. Sto cadendo nello sbaglio tutto mio e vedo te, lontano, lassù, che stai seduto a riposare. Mentre io, raffreddata e senza voce, capisco che l'errore è giusto quando uno aiuta l'altro a commetterlo, altrimenti è uno sbaglio del cazzo, e ti resta l'amo in gola.
Tonna.
giovedì 4 luglio 2013
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