martedì 30 luglio 2013

Il viaggio di un Poeta

Siamo tutti scrittori con una tastiera sotto le dita.

Anche un bambino di 18 mesi che, sgambettando felice, preme più volte con le manine paffute, mentre sul monitor appaiono righe di "ncdvgtyvevmbrje 8-ààà90  tfffff9mfcìms,"a modo suo, scrive.

L'esigenza di mettere nero su bianco nasce da molte situazioni, non per tutti uguali.
L'esigenza di chi legge, varia dal ripieno sotto la corazza, dalla fame di conoscenza, curiosità o, semplicemente, noia allo stato puro.
Per lettura intendo ogni cosa. Dal libro al manifesto pubblicitario, e non fate quelle facce,  a cinque anni mi esercitavo a leggere così, sillabando i manifesti pubblicitari.

Chi scrive riesce in qualche modo a creare un filo diretto con sé, spesso, si sente il bisogno di dare vita a emozioni contrastanti per guardarle bene negli occhi, successivamente, per avere in qualche modo "detto" qualcosa che non si ha il coraggio di esprimere a voce, per dirlo a qualcuno o a nessuno in particolare, se non a un'idea che ancora è astratta, non ha connotati precisi, un'ombra che abbiamo creato e che ci ascolta sempre, magari è stupido, magari è un'àncora, per te che lo hai scritto e per chi lo ha letto.

Chi scrive cose allegre e riesce a strappare sempre un sorriso agli altri, non è detto che sia un buffone o un burlone. Mi piace pensare alla positività delle persone, in questo caso, a una grande generosità, ma non posso credere che una persona così sia un giullare 24 ore su 24, del resto, una o più frasi scritte, possono fermare un momento, come lo scorcio catturato da una macchina fotografica, una nicchia che si scava nella roccia o una finestra sul cielo. Ma, oltre l'occhio del fotografo, cosa c'era?

Amo scrivere e leggere, sono onnivora nella lettura, ho libri di tutti i tipi e leggo pensieri di tutti i tipi, apprezzo gli stili diversi di autori più o meno conosciuti e, come detto qualche giorno fa sul post dedicato al mio modo di "vivere" e usare un Social Network, anche su Twitter seguo diverse linee di pensiero.

La libertà di scrittura esiste, ed è sacrosanta, almeno fin quando esisterà la libertà di lettura. Se mi obbligassero a comprare un libro di Vespa, non entrerei mai in una libreria, la stessa cosa per Twitter. Se fossi obbligata a leggere argomenti e persone, per me, poco interessanti, chiuderei l'account.

Per alcuni versi, siamo tutti un po' masochisti, chi guarda programmi tv trash per poterli criticare negativamente, ma con intelligenza e coinvolgendo gli altri, chi la partita dicendo che in tv danno sempre e solo sport e chi sfoglia album di fotografie pur odiando gatti e pennuti da cortile.
Poi, c'è chi legge i "Poeti", detestandoli personalmente (neanche li avessero trovati a letto con la moglie o il marito, magari è così e io lo ignoro) chi ha scelto una linea di scrittura di un certo tipo. Senza sapere che spendono, in questo caso tempo prezioso e il tempo lo è davvero prezioso, lasciatevelo dire, uscendo da ogni libreria con quel libro di Vespa in mano. 

Non sono qui a difendere una o l'altra fazione, penso che non ce ne sia bisogno e so che le persone intelligenti continuano a testa alta, però io non capisco davvero la necessità di cucire una stella addosso alle gente, perché si sta facendo questo, e l'uso di un termine come "Poeta" con accezione negativa, è discriminazione allo stato puro.

Ho letto stralci di conversazione tra persone a favore delle frasi romantiche, con gente che rispondeva "sono arroganti", e io seguo questi "arroganti", vorrei capire se l'arroganza sia celata in un termine più ricercato o magari nel coraggio di scrivere la parola "Amore" senza perdere la propria personalità, se nell'ottenere consensi, oppure se l'arroganza sia sotto il coraggio di comprare libri degli autori che preferiscono, senza uscire ogni volta dalla libreria con Vespa in mano. Mi domando se l'arroganza non sia di Vespa stesso, che magari non sarà mai letto dai "Poeti", ma da altre persone, c'è posto per tutti in libreria, e Vespa ha venduto, e allora, se i "Poeti" da domani cucissero addosso al resto del pianeta una bella coppia di "palle" intese come "coglioni", cosa succederebbe? Non sarebbe bello, però, le persone intelligenti non discriminano, cambiano strada e continuano il loro percorso, se fosse successo questo, avrei scritto lo stesso post, orientata verso chi ama cazzeggiare in modo diverso, e ne seguo molti che lo fanno egregiamente. Poi, se vogliamo giocare con le parole, dico anche che il termine "coglione" può avere accezione positiva, se lo dicessi a un amico che mi ha fatto ridere a crepapelle con una battuta idiota, ma basta questo per arrampicarsi sugli specchi?

Inizio a pensare che spesso si vada a traino, usando gli altri per essere noi, ma se vi attaccate alla giacca di una persona e pesate, prima o poi, la persona, se la toglierà quella giacca, lasciandovi per strada a mangiare polvere e a inveire, con chiunque passi, contro qualcosa che non si conosce. Qualche pellegrino con, a sua volta, una giacca attaccata ai denti vi ascolterà, così il viaggio sarà meno triste in gruppo, intanto, gli altri, saranno a arrivati a destinazione, con un libro scelto tra centinaia, il sorriso sulle labbra e il cuore più leggero. E la gente ammirerà quella stella cucita addosso e, magari, spargerà le sue punte, per far sentire forte e chiaro l'eco del coraggio di non avere abbandonato il proprio viaggio in giro per un mondo fatto di emozioni. Senza soldi in tasca, con il vento sulla pelle bruciata dal sole. Vagabondi.

In questo post non sono stati maltrattati animali né insetti pungenti.

"Un giorno in casa di un grande Poeta trovò dei ragazzi che parlavan di pace, di colpo capì che era quella la meta che aveva raggiunto per esser felice. ( da "Il viaggio di un poeta", I Dik Dik)"



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