Come ogni vizio, anche quello della scrittura, richiede le sue attenzioni e, soprattutto, i suoi spazi.
Scolo, alla goccia, gotti da 140 caratteri, ma se vuoi smettere non riduci. Come le bionde che avvelenano; prendi quel fottutissimo pacchetto e lo strizzi tra le dita.
Da ora smetto.
E sei libero dal vizio.
Quando l'intenzione di smettere non è reale, o supportata dalla forza di volontà, ci si nasconde dietro un debole Riduco.
Vigliacco e senza nervo.
140 caratteri.
In pochi secondi stai meglio, bruci quel pensiero e gli dai un volto, poi vai a fare altro.
Ma la mente gioca brutti scherzi, quando pensi di aver esorcizzato un'idea, ecco che compare Reagan, con la testa che gira sul corpo e la faccia trasformata dal desiderio di un'altra dose da 140 caratteri.
Hai ridotto.
E non smetti, come fumare le sigarettine che andavano di moda anni fa, è piccola, ne fumo meno, e, invece di un pacchetto, ne bruciavi due.
Scrivere è un vizio, se non smetti, non puoi ridurre.
140 caratteri non bastano, scrivo il doppio. Ho deciso di comprare una stecca e avere le spalle coperte. Ho deciso che, ogni tanto, quando Reagan urlerà nella mia testa, dovrò ammansirla con uno spazio tutto suo. Senza limiti e senza impegno, senza sorrisi di circostanza e senza esorcismi che tentano di liberarti dall'inchiostro che ti scorre nelle vene.
Ecco perché non riduco. Ecco perché brucio il Blu senza spazi né conteggi.
Vedo il fuoco Blu, e anche il ghiaccio brucia, prima di sublimare.
martedì 2 luglio 2013
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