Del resto, anche quando ero più giovane si seguiva qualche tendenza, addirittura si mentiva sul negozio dove avevamo acquistato gli stivali. Stessa marca e modello, ma se non li avevi presi da Palma in via San Luca, a circa 20.000 Lire di più, erano meno "IN".
Non c'erano i cellulari e dare il numero di casa era uno sport estremo, più che altro quando squillava il telefono e dovevi fare uno scatto da campionessa dalla sedia per precipitarti a rispondere prima che arrivasse alla cornetta uno dei tuoi genitori, per non parlare delle risposte a monosillabi o i bisbigli per non farsi sentire. Eri salva solo se avevi avvisato la mamma di avere dato il numero a un ragazzo che ti piaceva "un po'", quindi potevi lasciarti andare anche con qualche risatina civettuola, ma con parsimonia, perché erano i tempi in cui ci si vergognava di guardare un film con i tuoi genitori, durante la scena del bacio.
Arrivo da un periodo in cui avere la fotografia di un ragazzo che ti piaceva era una cosa secondaria; perché le persone le incontravi in piazza, sulle panchine o in spiaggia.
A volte le incontravi anche in discoteca, quando ci si andava di nascosto, ma poi la puzza di fumo impregnata nei capelli, nei vestiti e sulla pelle, rivelava la tua malefatta e scattava il castigo, per la bugia raccontata e per la disubbidienza.
Ma erano quelli i posti dove potevi socializzare, quando non eri scuola, e, come accade sempre in tutte le compagnie, c'era di tutto un po'.
Chi si divertiva, chi aveva sempre qualcosa da raccontare, chi ascoltava, chi si vantava, chi si metteva in mostra, chi parlava con tutti e chi con pochi. C'era anche chi rompeva le palle a tutti, con due o tre spalle di supporto, che in genere sparivano quando capivano che la negatività non paga, quindi, il rompipalle di turno restava solo e, a volte, si adattava all'ambiente e si scopriva che non eravamo poi così male, oppure spariva, facendo spallucce, come una volpe con l'acquolina in bocca.
Erano locali per tutti, si poteva scegliere se continuare ad entrarci o cambiare Bar, se divertirsi o lamentarsi con l'amica in un angolo guardando gli altri ridere, ci si guardava negli occhi e ci capivamo senza parlare, benedetti silenzi complici.
Non ci facevamo mancare niente, c'erano anche le persone vestite meglio, con la moto più figa, con un sacco di ragazze e ragazzi che li idolatravano e ridevano a ogni battuta, alcune erano carine, altre un po' meno, ma le pecore c'erano anche prima. Mai estinte quelle.
È capitato che detestassi alcune persone a pelle, perché sempre circondate e amate da tutti, ho giudicato anche io senza sapere e senza conoscere, poi, però, un ragazzo di questi mi parlò, una volta, due e tre. Non era in mezzo agli altri e non era così antipatico. Capii che ero stata affrettata e che non lo conoscevo affatto. I suoi amici non erano pecore, erano persone che avevano conosciuto e riconosciuto i pregi di questo ragazzo, entri a far parte del gruppo, che non era un gruppo chiuso, era sempre aperto a tutti, ma c'erano persone che preferivano restare su altre poltrone a guardare in cagnesco e criticare, buttando fango su tutti. Anche su me.
Poi esistevano anche le persone antipatiche a pelle e di fatto. A volte, l'istinto non tradisce.
Nell'era dei Social Network le cose non sono cambiate molto.
La mia iscrizione a Twitter risale a più di un anno e mezzo fa, e, come molte altre persone, ho lasciato l'account dopo poche settimane, non riuscivo a capire come funzionasse. I personaggi della tv non rispondono e ancora meno a un uovo con 10 follower, mi annoiavo a seguire i loro resoconti di cene, gossip e cavolate di cui a me non importava un fico secco. Qualche persona "normale" mi seguiva, ma, ahimè, ero incappata in quelli che per aumentare il numero del contatore, seguono chiunque si iscriva, senza leggerti neppure una volta, a meno che tu non li menzioni, allora continueranno a ignorarti, ma almeno sai che ti hanno letto e puoi pensare liberamente "fottiti", senza sentirti in colpa. Campioni mondiali di "Ignora questa che non ha comprato gli stivali da Palma in Via San Luca", anche se non lo ammetteranno mai.
Eppure non smetti di seguirli, perché ti senti lusingata, all'inizio, quando tu che hai pochissimo seguito, hai scritto qualcosina, ti ritrovi a essere seguita da gente che viene letta da migliaia di persone, credi davvero che tutti, prima di iniziare a seguirti, leggano cosa e come scrivi. Almeno, io, ci credevo.
Di dinamiche su Twitter ne sono state scritte tantissime, descrizioni dell'utente tipico di Twitter, più o meno dettagliate, schemi ben fatti; tutte perfette e corrispondenti alla realtà dell'utente medio della rete, dal navigatore solitario all'allegra compagnia d'immersioni.
Oggi vorrei scrivere le mie dinamiche, come vivo personalmente il Social Network, i miei criteri sulla scelta di chi seguire o meno, cosa mi piace e cosa no delle ali di questo uccellino azzurro.
L'inizio è simile per tutti, segui i Personaggi della tv, qualche quotidiano per le notizie e qualche conoscente della vita reale, pochi, e facendo bene attenzione che non siano persone che abbiano a che fare con te sul piano lavorativo, per poter evadere dai pesi di ogni giorno senza seccature o battutine sul tuo ultimo pensiero.
Si parla molto di maschere, di profili che scelgono di mettere il proprio nome e cognome, fotografia e magari anche il codice fiscale, già che ci siamo.
Per circa nove mesi ho tenuto la mia fotografia sul profilo e la città di provenienza, il mio cognome l'ho evitato unicamente per quanto scritto sopra. Non volevo troppa gente che conosco tra i piedi, perché per me indossare una maschera non dipende dalla scelta di metterci i propri dati anagrafici o meno, bensì, dalla scelta di scrivere realmente tutto quello che mi passa per la testa. Deliri inclusi, e forse sono troppo chiusa per riuscire a farlo di fronte a persone che potrebbero chiedermi davanti a un caffè "perché hai scritto questo?"
A distanza di tempo, una persona mi ha fatto vedere un'immagine che associava al mio modo di essere, un po' dama e un po' irriverente, genere Steampunk, che adoro, con alcuni tratti in comune.
Appena vista la pic ho pensato che, dopo tanto tempo, fosse giunto il momento di metterci anche l'anima, la faccia l'avevano già vista tutti quelli che erano presenti fin dai miei esordi (e che ringrazio, per esserci ancora).
Ho tolto la città di provenienza per non distrarre le persone. Si tende sempre a cadere sul personale con affermazioni inutili tipo "Ah ma siamo vicini, ecc." e a me non interessano i km che mi separano da una mente, perché non esistono se si entra in sintonia con pensieri che trasmettono qualcosa.
Cambiata la mia biografia, consigliato da una simpaticissima ragazza che, leggendo un mio tweet, mi ha detto che sarebbe una bio perfetta, ho continuato a cinguettare, esattamente come prima.
Cosa mi piace di Twitter? Poter essere me stessa. Ognuno fa come crede, c'è chi pensa di poter entrare in rete e scrivere tutto quello che gli pare, in parte è vero, possiamo, questo io lo faccio già dal primo giorno, ma quello che mi pare non è andare a rompere le palle agli altri.
Siamo tutti navigatori solitari che incrociano altre imbarcazioni, facciamo un cenno di saluto e proseguiamo il viaggio. Parlando da soli, consapevoli del fatto che gli altri ascoltino; e questo, diciamolo, a noi piace.
Amo scrivere, sono piuttosto silenziosa come persona e, come spesso accade a chi parla malvolentieri, penso un sacco e scrivo. Scrivo e penso, ok, a volte scrivo anche senza pensare e quando rileggo mi dico che avrei potuto evitare, ma la spontaneità esiste anche fuori dal contesto vocale, e sono molto istintiva. Anche nella scelta delle persone.
Di Twitter amo la sintesi, e detto da una che per scrivere "Ciao" parte dalle origini del saluto, è tutto un programma. Scrivere su Twitter è, ogni giorno, una sfida. Riuscire a esprimere un concetto in 140 caratteri non è facile, non per me, infatti mi sto rifacendo alla grande con questo post che forse sarà stato abbandonato alla ventesima riga, e tu non barare. so che ti sei fermato alla quinta.
Di Twitter mi piacciono gli stili delle persone. Non sono una che interagisce tantissimo, non di mia iniziativa. Questo perché ho sempre un po' di remore e, paradossalmente, con le persone che mi piacciono di più, tendo a interagire meno. Le persone che preferisco sono quelle che scrivono, che mettono sul vassoio una fresca spremuta di pensieri, di anima, di cuore, di divertimento. Amo la positività.
Ancora devo scrollarmi le critiche che ho sempre letto; chi si lamenta di chi interagisce, chi di chi non lo fa, chi stellina e chi retwitta troppo. Chi poco. È chiaro che più menti non raggiungeranno mai un accordo unanime. Alla fine si cerca di fare un abito su misura per stare comodi.
Mi metto nei panni di una persona appena iscritta, uno degli errori ricorrenti è dimenticare che tutti abbiamo iniziato da zero, io non sapevo dove sbattere la testa, e, ogni tanto, ancora oggi sbaglio muro.
Interagisco poco, ho paura d'infastidire chi scrive, di spezzare il legame che si è creato anche solo per 5 secondi durante la lettura. Poi ricordo che è un Social Network, imposto una risposta, ma era così bello quel tweet che cancello, per non imbrattarlo. A volte riesco a vincere le seghe mentali e invio.
Amo chi è al di sopra delle polemiche, chi continua a fare come gli pare e non corre a buttarsi nella mischia. Ho visto più danni creati da chi fomenta litigi che da prostitute nude in chiesa.
Ho la fortuna di seguire persone che non hanno sicuramente voglia di litigare su Twitter, vi garantisco che esiste anche chi si diverte e sa stare tra la gente senza rompere nulla. Spesso leggo che qualcuno sta litigando, poi vedo che la mia tl è tranquilla e penso sempre più di avere fatto le scelte giuste. Altre volte noto che alcune persone generalmente tranquille, vengono prese di mira, come a scuola con i bulli, e questo m'infastidisce e non poco.
Quando una persona inizia a seguirmi, la prima cosa che faccio è leggere la sua Bio. Se non la trovo, un punto a sfavore. Poi, passo alla home scavalcando tutte le interazioni, a caccia dello stile, dei pensieri e degli argomenti preferiti. Se trovo solo "buongiorno" e "buonanotte", non seguirò mai quella persona. Mi piace leggere. Rispetto chi usa Twitter solo per "chattare" ma è anche vero che per interagire non serve il mio follow, rispondo a chi mi scrive, se il discorso si protrae troppo a lungo, dopo un po' mi annoio, anche perché, spesso, apro twitter per scrivere qualcosa, se devo usare tutto il tempo per rispondere o specificare cose omesse in 140 caratteri, ecco che mi sento minare la mia libertà, quindi evito come la peste i lamentoni del "ma non rispondi mai, te la tiri fai la tuistar", posso garantire che inizio a capire molte persone che all'inizio ho giudicato male anche io.
Non amo seguire chi scrive solo ed esclusivamente citazioni, parliamoci chiaro, quelle si trovano ovunque, se ne trovano anche di meno usurate. Penso che, anche trovare aforismi meno conosciuti sia una dote. Ma una home di citazioni mi dà i brividi. Effetto cimitero. Amo i pensieri intrappolati, vivi, quelli che lottano per uscire dalle menti, ma poi ce la fanno. Zoppicanti e forse un po' opachi. Ma vivi.
Non amo i paranoici, se ho il dubbio che una persona possa avercela con me, chiedo in dm, non faccio un tweet in cui annuncio a tutto il mondo che "forse la persona in questione non mi considera perché..."(seguono le congetture più assurde), anche perché, se è vero che esiste gente che si nutre di polemiche e gossip, esiste anche chi, alla lunga, si rompe di leggere sempre quei "forse ti sono antipatico/a". A volte le menzioni si perdono, altre si leggono di corsa, ripromettendosi di rispondere successivamente e poi ci si dimentica, altre ancora (e mi capita spesso) non so davvero cosa cavolo dire a certe affermazioni (colpa mia), quindi stellino e scappo a lavorare.
La mia TL è piuttosto varia. Oltre ai "simili a me" (non quelli consigliati da twitter), seguo anche i miei opposti. Faccio un esempio, scrivo pochissimo di politica, a parte una battuta volante sul "caso del giorno", seguo quelli che per me sono "il meglio" nel fare satira o parlare seriamente di politica. Ho un senso dell'umorismo piuttosto noir, amo leggere persone che mi facciano ridere con scemenze che a me non verrebbero mai in mente, non perché io sia più furba, ma perché è così, quindi cerco di prendere l'eccellenza, secondo i miei gusti personali, da ogni stile o argomento. Idem per le frasi romantiche, forse sono più orientata verso queste, e non mi piacciono i pensieri letti e riletti, mi piace l'immediatezza, anche nelle cose semplici.
Non amo l'invadenza, neanche su Twitter. Leggo spesso persone che appena un utente scrive un tweet, sono subito con il fiato sul collo, a fare di un pensiero dieci versioni o, peggio, a spaccare il capello in quattro.
Puffo Quattrocchi credo sia stato bandito dal villaggio, figuriamoci dalla mia TL.
Non si può sempre criticare la minestra degli altri, senza accendere mai un fornello (AutoCit.).
Non amo chi usa toni piuttosto spinti o coloriti, con me. Questo è uno degli errori ricorrenti. Non sono una bacchettona, anzi, scherzo e rido con tutti. Con alcuni un po' di più, unicamente perché c'è più confidenza, ci si legge da più tempo, ed è assodato che se rispondessi a tono a una menzione un po' più maliziosa, non fraintenderebbero mai. Serve più cervello per fare una battuta un po' più colorita che risolvere un'espressione algebrica (AutoCit.). Il limite dell'umorismo va a braccetto con quello del buongusto. Se non mi hai mai scritto, e due interazioni su due ci metti malizia, ti sego le gambe sul nascere.
Ogni persona è libera di scrivere quello che vuole, potrei anche scrivere solo di film, di calcio, di politica, di barzellette o di moda, ma, se interagisco con qualcuno, tengo presente che sono sulla soglia di casa sua, quindi mi pulisco i piedi sullo zerbino prima, e, soprattutto, evito di cercare a tutti i costi d'imporre il mio senso a un pensiero che non ho scritto io, soprattutto quando l'autore mi ha già detto tre volte che ho frainteso il significato.
Basta, dai, mascherare l'invadenza dietro la parola "opinione".
Non amo chi risponde alle domande retoriche, chi fa domande personali quando su un profilo non sono indicate generalità, tipo la città di provenienza, penso sia questione di eleganza, mica segreti, solo che se non avete mai parlato con una persona e le chiedete subito qualcosa di personale, trovo sia fuori luogo.
Questi sono i miei punti di vista, da prendere come tali. Per me Twitter è un gioco, una valvola di sfogo, una birra al bar dove trovo facce sorridenti, la confidenza a tutti i costi mi fa venire l'orticaria, e posso assicurarvi che questo atteggiamento "simpatici a gomitate" non aiuta ad avere il follow back, anzi. Generalmente evito proprio per non avere probabili seccature in dm da persone con cui non ho mai avuto nulla da dire in tl.
Il Retweet fa piacere a tutti. Amo retwittare e sì, anche essere retwittati è bello, però, piuttosto una volta di meno, sapendo che quel pensiero è stato apprezzato. Più volte al giorno faccio il giro delle home di molte persone, stellino tutto ciò che mi piace, mentre leggo, un modo (a mio parere) carino per dire "ciao, sono passata a trovarti", e retwitto quello che voglio far leggere anche agli altri. Se devo offrire qualcosa, cerco sempre il meglio. Molte di queste persone mi retwittano meno, alcune spessissimo, altre mai. Ma a me non interessa. Il retweet non è merce di scambio, per me, e quando vedo una stellina, o un retweet, fatto da alcuni di loro, sorrido. So che hanno apprezzato davvero. Peggio del followback o unfollowback, c'è solo il retweetback. Anche su questo discorso sono stata fortunata, per questo insisto sul fatto di controllare bene tutto, prima di cliccare quel benedetto tasto "Segui".
UnfollowBack.
Un Follow non è un matrimonio, se esiste il divorzio nelle coppie, figuriamoci su Twitter.
Cerco sempre di leggere attentamente le home prima di seguire una persona, le sviste sono capitate e capitano anche a me.
Anche quando non do il follow back, tengo sempre d'occhio chi mi segue, spesso non ho tempo per leggere tutto, appena ho un attimo, capito su alcuni miei follower e gironzolo per le loro home, a caccia di qualcosa da leggere, e ho trovato sorprese bellissime, oltre a qualche svista.
Le sviste sono le persone che, inizialmente, avevano qualcosa che ha catturato la mia attenzione, e poi in tl li definisco i "fantasmi" o "zombie". Un tweet di lamentela ogni ora, tweet automatico not follow. me e niente altro. "Forse gli hanno hackerato l'account", penso. Aspetto, ché non tutti i giorni sono uguali, dopo un mese la decisione. Unfollow. Tanto non davano, non apprezzavano e non interagivano. Mai.
Il miracolo avviene entro cinque minuti. Lazzaro risorge e si accorge che non ci sei più. "Perché il defollow? Grazie, ovviamente defollowback". E il mio "sticazzi" fa il giro del pacifico su una zattera.
Poi leggi che si lamentano "ti defollowano senza alcun motivo". Beh, anche io ho preso degli unfollow da persone che mi piacevano. Sono ancora sulla mia tl, e ho pensato semplicemente che saranno capitate a causa di un retweet, senza avermi letto attentamente prima. Non si può piacere sempre, non a tutti e non PER sempre. Mettetevi in discussione prima di urlare "al gomblotto".
Ecco, questo non mi piace. Il defollow back non è nella mia politica, a meno che non sia un caso. Ti leggo in tl, mi rendo conto che non so neanche chi tu sia, leggo quello che hai scritto, non mi piace e smetto di seguirti. Poi, scopro che neanche tu mi seguivi, quindi, ognuno per la sua strada e caffè virtuale pagato. Oppure qualcosa non mi convince, si prende la palla al balzo quando ti accorgi dell'unfollow, raro, ma potrebbe succedere. L'importante è non farlo per ripicca, anche perché, per me che amo leggere, sarebbe come la storiella del marito che si taglia l'uccello per far dispetto alla mogie.
Ho scritto molto, troppo. Tante ancora le cose da dire, chiudo parlando dei numeri.
Non tutti gli utenti con numero di follower alto sono delle chicche, sono certa che esistano persone appena iscritte, con 5 follower, che potrebbero spaccare il sedere ai passeri, ebbene, la questione dei numeri su Twitter è importante, per quanto molti smentiscano questo fatto. Non è sempre sinonimo di qualità, ma è importante. Se un utente con 500 follower scrive un tweet sul suo orto, becca venti sticazzi, due risposte di approvazione e 3 stelline. Se lo scrive uno con 25.000 becca 20 risposte di approvazione, 35 retweet, e il resto della rete pensa "sticazzi". Ma non lo scriverà mai, a lui/lei.
Per chi inizia da zero, se volete il contatore alto, seguite chiunque; se volete fare le cose con calma, scrivete e fatevi conoscere con il vostro stile, interagite con discrezione. Ci metterete un po' di più. Ma chi vi ha seguito resterà, finché defollow non vi separi.
P.s. Ho scritto talmente tanto che non ho voglia di rileggermi. Scusate errori e/o sviste grammaticali. Ma ho preso in mano questo post in tempi diversi.
Ma erano quelli i posti dove potevi socializzare, quando non eri scuola, e, come accade sempre in tutte le compagnie, c'era di tutto un po'.
Chi si divertiva, chi aveva sempre qualcosa da raccontare, chi ascoltava, chi si vantava, chi si metteva in mostra, chi parlava con tutti e chi con pochi. C'era anche chi rompeva le palle a tutti, con due o tre spalle di supporto, che in genere sparivano quando capivano che la negatività non paga, quindi, il rompipalle di turno restava solo e, a volte, si adattava all'ambiente e si scopriva che non eravamo poi così male, oppure spariva, facendo spallucce, come una volpe con l'acquolina in bocca.
Erano locali per tutti, si poteva scegliere se continuare ad entrarci o cambiare Bar, se divertirsi o lamentarsi con l'amica in un angolo guardando gli altri ridere, ci si guardava negli occhi e ci capivamo senza parlare, benedetti silenzi complici.
Non ci facevamo mancare niente, c'erano anche le persone vestite meglio, con la moto più figa, con un sacco di ragazze e ragazzi che li idolatravano e ridevano a ogni battuta, alcune erano carine, altre un po' meno, ma le pecore c'erano anche prima. Mai estinte quelle.
È capitato che detestassi alcune persone a pelle, perché sempre circondate e amate da tutti, ho giudicato anche io senza sapere e senza conoscere, poi, però, un ragazzo di questi mi parlò, una volta, due e tre. Non era in mezzo agli altri e non era così antipatico. Capii che ero stata affrettata e che non lo conoscevo affatto. I suoi amici non erano pecore, erano persone che avevano conosciuto e riconosciuto i pregi di questo ragazzo, entri a far parte del gruppo, che non era un gruppo chiuso, era sempre aperto a tutti, ma c'erano persone che preferivano restare su altre poltrone a guardare in cagnesco e criticare, buttando fango su tutti. Anche su me.
Poi esistevano anche le persone antipatiche a pelle e di fatto. A volte, l'istinto non tradisce.
Nell'era dei Social Network le cose non sono cambiate molto.
La mia iscrizione a Twitter risale a più di un anno e mezzo fa, e, come molte altre persone, ho lasciato l'account dopo poche settimane, non riuscivo a capire come funzionasse. I personaggi della tv non rispondono e ancora meno a un uovo con 10 follower, mi annoiavo a seguire i loro resoconti di cene, gossip e cavolate di cui a me non importava un fico secco. Qualche persona "normale" mi seguiva, ma, ahimè, ero incappata in quelli che per aumentare il numero del contatore, seguono chiunque si iscriva, senza leggerti neppure una volta, a meno che tu non li menzioni, allora continueranno a ignorarti, ma almeno sai che ti hanno letto e puoi pensare liberamente "fottiti", senza sentirti in colpa. Campioni mondiali di "Ignora questa che non ha comprato gli stivali da Palma in Via San Luca", anche se non lo ammetteranno mai.
Eppure non smetti di seguirli, perché ti senti lusingata, all'inizio, quando tu che hai pochissimo seguito, hai scritto qualcosina, ti ritrovi a essere seguita da gente che viene letta da migliaia di persone, credi davvero che tutti, prima di iniziare a seguirti, leggano cosa e come scrivi. Almeno, io, ci credevo.
Di dinamiche su Twitter ne sono state scritte tantissime, descrizioni dell'utente tipico di Twitter, più o meno dettagliate, schemi ben fatti; tutte perfette e corrispondenti alla realtà dell'utente medio della rete, dal navigatore solitario all'allegra compagnia d'immersioni.
Oggi vorrei scrivere le mie dinamiche, come vivo personalmente il Social Network, i miei criteri sulla scelta di chi seguire o meno, cosa mi piace e cosa no delle ali di questo uccellino azzurro.
L'inizio è simile per tutti, segui i Personaggi della tv, qualche quotidiano per le notizie e qualche conoscente della vita reale, pochi, e facendo bene attenzione che non siano persone che abbiano a che fare con te sul piano lavorativo, per poter evadere dai pesi di ogni giorno senza seccature o battutine sul tuo ultimo pensiero.
Si parla molto di maschere, di profili che scelgono di mettere il proprio nome e cognome, fotografia e magari anche il codice fiscale, già che ci siamo.
Per circa nove mesi ho tenuto la mia fotografia sul profilo e la città di provenienza, il mio cognome l'ho evitato unicamente per quanto scritto sopra. Non volevo troppa gente che conosco tra i piedi, perché per me indossare una maschera non dipende dalla scelta di metterci i propri dati anagrafici o meno, bensì, dalla scelta di scrivere realmente tutto quello che mi passa per la testa. Deliri inclusi, e forse sono troppo chiusa per riuscire a farlo di fronte a persone che potrebbero chiedermi davanti a un caffè "perché hai scritto questo?"
A distanza di tempo, una persona mi ha fatto vedere un'immagine che associava al mio modo di essere, un po' dama e un po' irriverente, genere Steampunk, che adoro, con alcuni tratti in comune.
Appena vista la pic ho pensato che, dopo tanto tempo, fosse giunto il momento di metterci anche l'anima, la faccia l'avevano già vista tutti quelli che erano presenti fin dai miei esordi (e che ringrazio, per esserci ancora).
Ho tolto la città di provenienza per non distrarre le persone. Si tende sempre a cadere sul personale con affermazioni inutili tipo "Ah ma siamo vicini, ecc." e a me non interessano i km che mi separano da una mente, perché non esistono se si entra in sintonia con pensieri che trasmettono qualcosa.
Cambiata la mia biografia, consigliato da una simpaticissima ragazza che, leggendo un mio tweet, mi ha detto che sarebbe una bio perfetta, ho continuato a cinguettare, esattamente come prima.
Cosa mi piace di Twitter? Poter essere me stessa. Ognuno fa come crede, c'è chi pensa di poter entrare in rete e scrivere tutto quello che gli pare, in parte è vero, possiamo, questo io lo faccio già dal primo giorno, ma quello che mi pare non è andare a rompere le palle agli altri.
Siamo tutti navigatori solitari che incrociano altre imbarcazioni, facciamo un cenno di saluto e proseguiamo il viaggio. Parlando da soli, consapevoli del fatto che gli altri ascoltino; e questo, diciamolo, a noi piace.
Amo scrivere, sono piuttosto silenziosa come persona e, come spesso accade a chi parla malvolentieri, penso un sacco e scrivo. Scrivo e penso, ok, a volte scrivo anche senza pensare e quando rileggo mi dico che avrei potuto evitare, ma la spontaneità esiste anche fuori dal contesto vocale, e sono molto istintiva. Anche nella scelta delle persone.
Di Twitter amo la sintesi, e detto da una che per scrivere "Ciao" parte dalle origini del saluto, è tutto un programma. Scrivere su Twitter è, ogni giorno, una sfida. Riuscire a esprimere un concetto in 140 caratteri non è facile, non per me, infatti mi sto rifacendo alla grande con questo post che forse sarà stato abbandonato alla ventesima riga, e tu non barare. so che ti sei fermato alla quinta.
Di Twitter mi piacciono gli stili delle persone. Non sono una che interagisce tantissimo, non di mia iniziativa. Questo perché ho sempre un po' di remore e, paradossalmente, con le persone che mi piacciono di più, tendo a interagire meno. Le persone che preferisco sono quelle che scrivono, che mettono sul vassoio una fresca spremuta di pensieri, di anima, di cuore, di divertimento. Amo la positività.
Ancora devo scrollarmi le critiche che ho sempre letto; chi si lamenta di chi interagisce, chi di chi non lo fa, chi stellina e chi retwitta troppo. Chi poco. È chiaro che più menti non raggiungeranno mai un accordo unanime. Alla fine si cerca di fare un abito su misura per stare comodi.
Mi metto nei panni di una persona appena iscritta, uno degli errori ricorrenti è dimenticare che tutti abbiamo iniziato da zero, io non sapevo dove sbattere la testa, e, ogni tanto, ancora oggi sbaglio muro.
Interagisco poco, ho paura d'infastidire chi scrive, di spezzare il legame che si è creato anche solo per 5 secondi durante la lettura. Poi ricordo che è un Social Network, imposto una risposta, ma era così bello quel tweet che cancello, per non imbrattarlo. A volte riesco a vincere le seghe mentali e invio.
Amo chi è al di sopra delle polemiche, chi continua a fare come gli pare e non corre a buttarsi nella mischia. Ho visto più danni creati da chi fomenta litigi che da prostitute nude in chiesa.
Ho la fortuna di seguire persone che non hanno sicuramente voglia di litigare su Twitter, vi garantisco che esiste anche chi si diverte e sa stare tra la gente senza rompere nulla. Spesso leggo che qualcuno sta litigando, poi vedo che la mia tl è tranquilla e penso sempre più di avere fatto le scelte giuste. Altre volte noto che alcune persone generalmente tranquille, vengono prese di mira, come a scuola con i bulli, e questo m'infastidisce e non poco.
Quando una persona inizia a seguirmi, la prima cosa che faccio è leggere la sua Bio. Se non la trovo, un punto a sfavore. Poi, passo alla home scavalcando tutte le interazioni, a caccia dello stile, dei pensieri e degli argomenti preferiti. Se trovo solo "buongiorno" e "buonanotte", non seguirò mai quella persona. Mi piace leggere. Rispetto chi usa Twitter solo per "chattare" ma è anche vero che per interagire non serve il mio follow, rispondo a chi mi scrive, se il discorso si protrae troppo a lungo, dopo un po' mi annoio, anche perché, spesso, apro twitter per scrivere qualcosa, se devo usare tutto il tempo per rispondere o specificare cose omesse in 140 caratteri, ecco che mi sento minare la mia libertà, quindi evito come la peste i lamentoni del "ma non rispondi mai, te la tiri fai la tuistar", posso garantire che inizio a capire molte persone che all'inizio ho giudicato male anche io.
Non amo seguire chi scrive solo ed esclusivamente citazioni, parliamoci chiaro, quelle si trovano ovunque, se ne trovano anche di meno usurate. Penso che, anche trovare aforismi meno conosciuti sia una dote. Ma una home di citazioni mi dà i brividi. Effetto cimitero. Amo i pensieri intrappolati, vivi, quelli che lottano per uscire dalle menti, ma poi ce la fanno. Zoppicanti e forse un po' opachi. Ma vivi.
Non amo i paranoici, se ho il dubbio che una persona possa avercela con me, chiedo in dm, non faccio un tweet in cui annuncio a tutto il mondo che "forse la persona in questione non mi considera perché..."(seguono le congetture più assurde), anche perché, se è vero che esiste gente che si nutre di polemiche e gossip, esiste anche chi, alla lunga, si rompe di leggere sempre quei "forse ti sono antipatico/a". A volte le menzioni si perdono, altre si leggono di corsa, ripromettendosi di rispondere successivamente e poi ci si dimentica, altre ancora (e mi capita spesso) non so davvero cosa cavolo dire a certe affermazioni (colpa mia), quindi stellino e scappo a lavorare.
La mia TL è piuttosto varia. Oltre ai "simili a me" (non quelli consigliati da twitter), seguo anche i miei opposti. Faccio un esempio, scrivo pochissimo di politica, a parte una battuta volante sul "caso del giorno", seguo quelli che per me sono "il meglio" nel fare satira o parlare seriamente di politica. Ho un senso dell'umorismo piuttosto noir, amo leggere persone che mi facciano ridere con scemenze che a me non verrebbero mai in mente, non perché io sia più furba, ma perché è così, quindi cerco di prendere l'eccellenza, secondo i miei gusti personali, da ogni stile o argomento. Idem per le frasi romantiche, forse sono più orientata verso queste, e non mi piacciono i pensieri letti e riletti, mi piace l'immediatezza, anche nelle cose semplici.
Non amo l'invadenza, neanche su Twitter. Leggo spesso persone che appena un utente scrive un tweet, sono subito con il fiato sul collo, a fare di un pensiero dieci versioni o, peggio, a spaccare il capello in quattro.
Puffo Quattrocchi credo sia stato bandito dal villaggio, figuriamoci dalla mia TL.
Non si può sempre criticare la minestra degli altri, senza accendere mai un fornello (AutoCit.).
Non amo chi usa toni piuttosto spinti o coloriti, con me. Questo è uno degli errori ricorrenti. Non sono una bacchettona, anzi, scherzo e rido con tutti. Con alcuni un po' di più, unicamente perché c'è più confidenza, ci si legge da più tempo, ed è assodato che se rispondessi a tono a una menzione un po' più maliziosa, non fraintenderebbero mai. Serve più cervello per fare una battuta un po' più colorita che risolvere un'espressione algebrica (AutoCit.). Il limite dell'umorismo va a braccetto con quello del buongusto. Se non mi hai mai scritto, e due interazioni su due ci metti malizia, ti sego le gambe sul nascere.
Ogni persona è libera di scrivere quello che vuole, potrei anche scrivere solo di film, di calcio, di politica, di barzellette o di moda, ma, se interagisco con qualcuno, tengo presente che sono sulla soglia di casa sua, quindi mi pulisco i piedi sullo zerbino prima, e, soprattutto, evito di cercare a tutti i costi d'imporre il mio senso a un pensiero che non ho scritto io, soprattutto quando l'autore mi ha già detto tre volte che ho frainteso il significato.
Basta, dai, mascherare l'invadenza dietro la parola "opinione".
Non amo chi risponde alle domande retoriche, chi fa domande personali quando su un profilo non sono indicate generalità, tipo la città di provenienza, penso sia questione di eleganza, mica segreti, solo che se non avete mai parlato con una persona e le chiedete subito qualcosa di personale, trovo sia fuori luogo.
Questi sono i miei punti di vista, da prendere come tali. Per me Twitter è un gioco, una valvola di sfogo, una birra al bar dove trovo facce sorridenti, la confidenza a tutti i costi mi fa venire l'orticaria, e posso assicurarvi che questo atteggiamento "simpatici a gomitate" non aiuta ad avere il follow back, anzi. Generalmente evito proprio per non avere probabili seccature in dm da persone con cui non ho mai avuto nulla da dire in tl.
Il Retweet fa piacere a tutti. Amo retwittare e sì, anche essere retwittati è bello, però, piuttosto una volta di meno, sapendo che quel pensiero è stato apprezzato. Più volte al giorno faccio il giro delle home di molte persone, stellino tutto ciò che mi piace, mentre leggo, un modo (a mio parere) carino per dire "ciao, sono passata a trovarti", e retwitto quello che voglio far leggere anche agli altri. Se devo offrire qualcosa, cerco sempre il meglio. Molte di queste persone mi retwittano meno, alcune spessissimo, altre mai. Ma a me non interessa. Il retweet non è merce di scambio, per me, e quando vedo una stellina, o un retweet, fatto da alcuni di loro, sorrido. So che hanno apprezzato davvero. Peggio del followback o unfollowback, c'è solo il retweetback. Anche su questo discorso sono stata fortunata, per questo insisto sul fatto di controllare bene tutto, prima di cliccare quel benedetto tasto "Segui".
UnfollowBack.
Un Follow non è un matrimonio, se esiste il divorzio nelle coppie, figuriamoci su Twitter.
Cerco sempre di leggere attentamente le home prima di seguire una persona, le sviste sono capitate e capitano anche a me.
Anche quando non do il follow back, tengo sempre d'occhio chi mi segue, spesso non ho tempo per leggere tutto, appena ho un attimo, capito su alcuni miei follower e gironzolo per le loro home, a caccia di qualcosa da leggere, e ho trovato sorprese bellissime, oltre a qualche svista.
Le sviste sono le persone che, inizialmente, avevano qualcosa che ha catturato la mia attenzione, e poi in tl li definisco i "fantasmi" o "zombie". Un tweet di lamentela ogni ora, tweet automatico not follow. me e niente altro. "Forse gli hanno hackerato l'account", penso. Aspetto, ché non tutti i giorni sono uguali, dopo un mese la decisione. Unfollow. Tanto non davano, non apprezzavano e non interagivano. Mai.
Il miracolo avviene entro cinque minuti. Lazzaro risorge e si accorge che non ci sei più. "Perché il defollow? Grazie, ovviamente defollowback". E il mio "sticazzi" fa il giro del pacifico su una zattera.
Poi leggi che si lamentano "ti defollowano senza alcun motivo". Beh, anche io ho preso degli unfollow da persone che mi piacevano. Sono ancora sulla mia tl, e ho pensato semplicemente che saranno capitate a causa di un retweet, senza avermi letto attentamente prima. Non si può piacere sempre, non a tutti e non PER sempre. Mettetevi in discussione prima di urlare "al gomblotto".
Ecco, questo non mi piace. Il defollow back non è nella mia politica, a meno che non sia un caso. Ti leggo in tl, mi rendo conto che non so neanche chi tu sia, leggo quello che hai scritto, non mi piace e smetto di seguirti. Poi, scopro che neanche tu mi seguivi, quindi, ognuno per la sua strada e caffè virtuale pagato. Oppure qualcosa non mi convince, si prende la palla al balzo quando ti accorgi dell'unfollow, raro, ma potrebbe succedere. L'importante è non farlo per ripicca, anche perché, per me che amo leggere, sarebbe come la storiella del marito che si taglia l'uccello per far dispetto alla mogie.
Ho scritto molto, troppo. Tante ancora le cose da dire, chiudo parlando dei numeri.
Non tutti gli utenti con numero di follower alto sono delle chicche, sono certa che esistano persone appena iscritte, con 5 follower, che potrebbero spaccare il sedere ai passeri, ebbene, la questione dei numeri su Twitter è importante, per quanto molti smentiscano questo fatto. Non è sempre sinonimo di qualità, ma è importante. Se un utente con 500 follower scrive un tweet sul suo orto, becca venti sticazzi, due risposte di approvazione e 3 stelline. Se lo scrive uno con 25.000 becca 20 risposte di approvazione, 35 retweet, e il resto della rete pensa "sticazzi". Ma non lo scriverà mai, a lui/lei.
Per chi inizia da zero, se volete il contatore alto, seguite chiunque; se volete fare le cose con calma, scrivete e fatevi conoscere con il vostro stile, interagite con discrezione. Ci metterete un po' di più. Ma chi vi ha seguito resterà, finché defollow non vi separi.
P.s. Ho scritto talmente tanto che non ho voglia di rileggermi. Scusate errori e/o sviste grammaticali. Ma ho preso in mano questo post in tempi diversi.
L'ho letto tutto, senza imbrogliare. Condivido moltissimo di ciò che scrivi. Twitter, la rete, ha questo pregio di farti leggere pensieri altrui e io lo trovo fantastico. E sono contenta perché sembra di conoscerti un po' di più.
RispondiEliminaSaresti da premiare già per il fatto di essere arrivata fino in fondo. Vero, la rete è un mezzo utile, chi riesce a farne un uso personale (non importa quale esso sia) senza ledere gli altri, guadagna. Mi fa piacere ritrovarti anche qui, beh, è il mio angolo Blu, quello in cui mi rifugio spesso dopo la Blunotte, quando 140 caratteri sono stretti e non bastano. Davvero, grazie.
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