giovedì 4 luglio 2013

Notti d(')estate

Dico che il caldo non mi lascia dormire e mento.
Quando ero piccola e andavo in villeggiatura al mare, dopo una giornata di sole e la pelle bruciacchiata, dormivo fino al mattino, mi alzavo e facevo colazione, ascoltando mamma e papà che si lamentavano del caldo della notte. Poi mi dicevano che in spiaggia ci saremmo andato un po' più tardi, allora iniziavo a pensare alla bambina di Torino che mi stava aspettando, alla gara di tuffi con quei bambini spacconi di Trieste e al fatto che magari avrebbero iniziato senza di me. Con il broncio mi mettevo un po' in giardino, sull'altalena che i due vecchietti che affittavano la casa avevano sistemato appositamente per mia sorella e per me, volavo in alto e pensavo che se mi fossi persa l'inizio della giornata sarebbe stata una catastrofe. E sentivo il caldo.
All'ombra di due grossi alberi, con l'aria che mi soffiava sul viso e mentre cercavo di toccare il cielo, sentivo caldo.
Ecco di cosa parlavano mamma e papà. Mentre dormivo, forse, non lo avevo sentito perché aveva fatto piano, il caldo, poi, una volta entrato in camera di mamma e papà, forse, aveva scontrato un soprammobile e aveva fatto rumore, svegliandoli.

Sono cresciuta, e il caldo non mi lascia dormire.
Mento.
Sono i pensieri che non lasciano dormire. Bastarde responsabilità che mentre stai per chiudere gli occhi e staccare la spina della mente, ti suonano la tromba da stadio nelle orecchie e tu spalanchi occhi, cervello e tutto il necessario per restare sveglia e sentire caldo.

Fornitori da pagare.
C'è caldo.
Domani devo stirare una montagna di panni.
Cristo, che caldo che c'è.
Devo ricordare di scrivere quella email prima delle 9.30.
Stanotte non si respira.
È da un po' che non sento mamma e papà.
Perché non ho il condizionatore?
Chissà se mi ha mai sognato.
Basterebbe un ventilatore.
Evita di domandarmi alcune cose per non dover rispondere ad altre.
Adesso faccio una doccia ghiacciata.

E al mattino senti le mani gonfie, un cerchio alla testa e ti avvii verso il nuovo giorno trasportando le due borse capienti sotto i tuoi occhi.
Chi ti guarda chiede se sia tutto a posto, la risposta è automatica, "Non ho chiuso occhio per il caldo".
Come se questo bastasse a rendere tutto credibile, a sistemarlo in quella norma che è lo standard di tutti.
E ti senti un po' meno diverso, ché menti come molti di loro. Ho conosciuto gente che non ha chiuso occhio per colpa di una zanzara. Principianti. Il caldo è un'altra cosa. Maldestro, scontra la sveglia sul comodino e desta tutti per il gran fracasso.
Non ricordo quando ho iniziato a sentire il caldo, avrei preferito sentire Babbo Natale inciampare nei fili delle lucine e tirare giù tutto l'albero, ma Babbo Natale è un professionista abituato a fare piano, lui.

Oggi il sole non brucia, la mente dimentica di sentire il caldo, intanto penso che stanotte dormirò presto, visto che forse l'aria si è un po' rinfrescata.
Sarà certamente così, in attesa del primo temporale estivo che non mi lascerà dormire a causa dei tuoni. 




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